da Milano
Cade giusto questanno il ventesimo anniversario della nascita della Fiat Duna, la vettura più sbeffeggiata della storia dellautomobile. Spegnendo le candeline, la vettura dalle forme squadrate potrà gustarsi anche una bella rivincita. Ora, infatti, cresce vertiginosamente il desiderio di ogni costruttore di schierare nel più breve tempo possibile una «global car» a basso costo per aggredire i mercati in forte espansione, come Cina e India, ma anche per soddisfare le richieste di clienti dei Paesi più ricchi che hanno visto erodersi il potere dacquisto dei salari.
Eppure, nella storia delle «quattro ruote» di utilitarie alla portata di quasi tutti ce ne sono state tante, a cominciare dalla Volkswagen Maggiolino, la vettura del popolo per antonomasia, passando per Citroën 2Cv, Fiat 500, Renault 4 o Nsu Prinz. Poi sono arrivate le crisi petrolifere, con la conseguente necessità di ridurre i consumi, gli allarmi ambientali e le marmitte catalizzate, la domanda di sicurezza attiva e passiva, con tecnologie che per gli elevati costi di sviluppo non vanno certo daccordo con il concetto di auto a basso costo (per «basso» si intende oggi un prezzo compreso tra 5mila e 10mila euro). Ancora più problematico risulta il montaggio su unutilitaria di tutta lelettronica oggi disponibile e distribuita a piene mani anche su city-car come la Smart.
Chi ha giocato danticipo, coraggiosamente, spiazzando tutti i concorrenti, è stata la Renault, al momento della decisione guidata da Louis Schweitzer, che insieme alla controllata Dacia, in Romania, ha dato vita alla Logan, vettura che ha già superato, in meno di tre anni, il mezzo milione di unità prodotte. La berlina franco-rumena (recentemente sono arrivate le versioni wagon e Mpv), venduta a 7.500 euro, priva di particolare appeal e superspartana negli allestimenti, destinata ai mercati asiatici e sudamericani, sta avendo successo anche in Francia, dove è già un cult, soprattutto grazie al pubblico femminile delle grandi città.
Un recente studio, elaborato da Roland Berger, società di consulenza strategica, ha analizzato il mercato attuale delle auto low cost e le prospettive di queste vetture fino al 2012. Partendo dalle dimensioni, le auto dei segmenti A e B, sommate, passeranno, nei prossimi 6 anni, da 14 a quasi 18 milioni di unità. Non tutte riusciranno a rientrare nella fascia low cost, dove il gradino più basso è oggi occupato dalle cinesi Geely e Chery proposte a partire da 3.500 euro, vetture che difficilmente vedremo fuori dai confini dellAsia, per non parlare della futura indiana della Tata, una sorta di Ape a 4 ruote da 2mila dollari. Viaggiano invece a prezzi tra 6 e 7mila euro la Fiat Palio e le indiane Maruti e Tata, casa di cui la Fiat è partner industriale. Molto ampio è il range di prezzi della Volkswagen Fox prodotta in Brasile: da 5.500 euro sui mercati sudamericani ai 10mila delle versioni destinate allEuropa, Italia compresa. Sotto i 10mila euro ci sono poi le coreane Kia Picanto, Chevrolet Matiz e Hyundai Atos, insieme alle europee Fiat Panda, Citroën C1 e Peugeot 107 (oltre ala Toyota Aygo costruita insieme alle ultime due). Ma 10mila euro, per una low cost, sono troppi e la sfida che attende i costruttori è di quelle che fanno tremare i polsi, perché si tratta di tagliare drasticamente i costi proponendo vetture compatte, e non minicar, che rispettino i limiti di emissioni e rispondano alle normative in termini di sicurezza.
Limpatto della tendenza generalizzata alla ricerca del «basso costo» verrà affrontato giovedì a Milano in una tavola rotonda intitolata «Verso una società sempre più low cost?», organizzata da Renault Italia e alla quale prenderà parte anche, tra gli altri, Stefano Zecchi, docente di Estetica: una presenza significativa, perché nella Vecchia Europa vogliamo spendere sempre meno per lauto, ma non siamo certo disponibili a rinunciare al piacere che questa ci deve offrire, a cominciare dalla bellezza delle forme.
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