Rivolta degli stabilimenti contro i progetti di Tursi

«Così sarà impossibile controllare chi entra nelle strutture private»

Rivolta degli stabilimenti contro i progetti di Tursi

Roberta Gallo

Un litorale a livello europeo. È quello che chiedono i titolari degli stabilimenti balneari del tratto di costa cittadina compresa tra Punta Vagno e Boccadasse. La lingua di sabbia e ciottoli ridisegnata dal Comune di Genova. Un progetto, osteggiato dal consorzio degli undici bagni, che, dopo aver incontrato l’assessore alla Vivibilità Roberta Morgano, aver visto la sua proposta, aver saputo che è già passato in giunta comunale, è ricorso immediatamente ad un legale.
Qual è l'idea del funzionario comunale? Arretrare le cabine e le strutture degli stabilimenti balneari verso corso Italia, lasciando la battigia alla libera balneazione e ad una pista ciclabile. L’accesso è previsto con delle passerelle, dalla promenade cittadina, che durante la notte verrebbero chiuse. «Direi che siamo alla follia - tuona subito Egidio Saccone, titolare dei Bagni Italia - come faccio io a controllare, tra le persone che sono nei miei bagni, quali sono i clienti e quali no. Sfido chiunque a credere che, coloro che entreranno dalle passerelle, e quindi gratis, non si mescoleranno alla folla estiva, non verranno in piscina, non entreranno negli spogliatoi, non useranno docce e servizi. Ovviamente gratis, a spese dei nostri clienti».
Hanno impiegato anni a trasformare i famigliari stabilimenti balneari del litorale in piccoli villaggi turistici. Dalle sole cabine, sdraio e ombrelloni, si è passati ad altre infrastrutture. Piscine, bar, ristoranti, campetti da calcio, squash e tennis. E poi si è arrivati alle cabine attrezzate che sono diventate delle vere e proprie «casette» dove le persone amano fermarsi la sera, dopo una giornata in spiaggia, per mangiarsi una pastasciutta tutti insieme con gli amici e i vicini di ombrellone.
«E in questo modo - continua Saccone - chi si fermerebbe più da noi, affitterebbe la cabina, utilizzerebbe le nostre strutture, a pagamento, se ci potranno essere i “portoghesi” che oltre ad entrare senza tirare fuori un euro, potranno avere gli stessi loro vantaggi?». Ma la rabbia dei gestori va anche oltre. «Genova è una città turistica - aggiungono - e invece di agevolare questa grande risorsa la boicottano. La burocrazia ci uccide». Dieci anni per avere la licenza dei bagni, due o tre anni per avere quella della ristorazione, altrimenti nei ristoranti degli stabilimenti possono solamente mangiare i clienti. E, i turisti che passano di lì «per caso», vengono simpaticamente messi alla porta.


«In tutta questo progetto di razionalizzazione - spiega Fabio Orengo, esponente di Alleanza Nazionale del Medio Levante - non è compreso il Ponente. Quindi l’idea sarebbe quella di pensare al nostro litorale all’interno dell’Europa. E non continuare a fare i genovesi, pensando solo al proprio orticello, sperando che il malcontento tocchi solo il vicino».

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