La rivolta dei clandestini blocca l’aeroporto

Cagliari Hanno prima conquistato il Centro di prima accoglienza, poi diretti al vicino aeroporto hanno occupato la pista, cercando di fuggire attraverso la zona arrivi dello scalo. Una rivolta che ha sorpreso tutti quella organizzata ieri pomeriggio nelle immediate vicinanze dell’aeroporto civile «Mario Mameli» di Elmas (appena dieci chilometri da Cagliari) da un centinaio di immigrati clandestini.
Poco dopo è scoppiato il caos soprattutto per i passeggeri in partenza e per gli aerei in arrivo: l’Enac per precauzione ha deciso di chiudere l’aeroporto fino alle 22 con una comunicazione inviata a tutte le compagnie aeree, in attesa che la situazione tornasse alla normalità. Una dozzina i voli che hanno subito ritardi, 11 cancellati, e 4 spostati nelle destinazioni verso Olbia e Alghero. Soltanto intorno alle 17, a due ore dopo dalla «conquista» del Centro, la polizia ha ripreso il controllo dell’edificio. Dieci i clandestini bloccati e accusati di vari reati.
Il malcontento covava da tempo (tre sommosse in appena dieci giorni) e ieri il blitz, sfociato in momenti di semiguerriglia. Più di venti nordafricani, manomettendo le telecamere di sicurezza, hanno prima messo a soqquadro la struttura, costruito in un’area militare a pochi metri dallo scalo civile cagliaritano, poi sono riusciti a forzare il cordone degli agenti. Senza perdere altro tempo, alcuni immigrati sono scappati verso la pista affollata dagli aerei, vista l’ora di punta.
A quel punto è scattato lo stato di allerta, appena gli uomini-radar dalla torre di controllo hanno avvistato alcune persone correre dirette in pista. Polizia, carabinieri e guardia di finanza sono intervenuti in forze e hanno messo a punto un rastrellamento per riuscire a intercettare i rivoltosi prima che scappassero dalla zona dell’aerostazione.
Intorno alle 17, con la cattura di tutti i fuggiaschi, la situazione è tornata lentamente alla normalità anche se i voli hanno continuato a subire ritardi.
Quella di ieri è solo l’ultima delle rivolte scoppiate nel centro di prima accoglienza. Il primo ottobre alcune decine di extracomunitari avevano appiccato un incendio a materassi e arredi al secondo piano dell'edificio, dove si trovavano circa 40 persone. Quattro giorni dopo la scena si era ripetuta al primo piano, devastato dalla furia dei rivoltosi. All'origine delle sommosse, il tentativo di impedire il trasferimento in un altro centro di alcuni ospiti. Nei giorni scorsi, dopo nuovi sbarchi dal nord Africa, il numero delle presenze nel Cpa è salito a un centinaio di persone.
Aperto il 4 giugno del 2008, il Centro ha una storia tormentata: costruito in una palazzina che un tempo ospitava militari di leva dell'Aeronautica nell'aeroporto militare di Cagliari-Elmas, ospita fino a 240 persone. Un piano è dedicato alla prima accoglienza per i richiedenti asilo provenienti da centri di identificazione della Penisola. L'altro piano ospita immigrati intercettati dalle forze dell’ordine che pattugliano le coste della Sardegna sud-occidentale.
Intanto, assieme alla rivolta, è decollata la polemica sull’ubicazione del Centro. Secondo il coordinamento provinciale Pdl, il caso della struttura di Cagliari «è unico in Italia: è troppo vicino all'aeroporto civile e non è la prima volta che succedono fatti di questo tipo che provocano la chiusura dello scalo. In più occasioni i sindacati della polizia hanno chiesto lo spostamento del Centro, ma ad oggi nessuno ancora è intervenuto. Chiediamo l'intervento immediato del ministero per la verifica della sicurezza dello scalo civile e ci auspichiamo interventi urgenti per spostare il Centro».

Per Emanuele Fiano, presidente forum Sicurezza del Pd, «questi episodi dimostrano il fallimento di un aspetto fondamentale della politica nei confronti dei flussi migratori. Il governo ammetta che il modello di gestione dei Cpa, soprattutto dopo che il limite per la permanenza nei centri si è protratto fino ai sei mesi, sta fallendo».

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