La rivolta dei riservisti: abili e arruolati, ma congedati anzitempo

La rivolta dei riservisti: abili e arruolati, ma congedati anzitempo

da Roma

Arruolati «di riserva», congedati anzitempo. Sono in rivolta le cosiddette «forze di completamento», professionisti nei settori più disparati, «prestati» volontariamente all’Esercito al fianco dei soldati tricolori in patria e all’estero. Riservisti licenziati dall’oggi al domani, senza preavviso, «e senza indennizzo» precisano gli interessati che si sono rivolti all’ufficio legale per vedersi riconoscere i loro diritti.
Il problema, secondo fonti dell’Esercito, riguarderebbe «solo una quarantina di ufficiali, il 13% dei “richiamati” delle Forze armate, congedati anticipatamente per far fronte a emergenze operative sopravvenute all’estero. E comunque, i riservisti in qualsiasi momento hanno la possibilità di rinunciare all’incarico, senza bisogno di dare preavviso e senza incorrere nella ferma come invece accade ai colleghi in servizio permanente. Diciamo che il rapporto con l’amministrazione è “paritario”». I numeri, secondo i riservisti, sarebbero invece più alti, almeno diverse centinaia. E la questione sarebbe ben più grave.
«Siete in “licenza obbligatoria”, tornate a casa. Fra qualche giorno verrete congedati ufficialmente»: così, infatti, si sono sentiti rispondere gli «ufficiali riservisti», richiamati in servizio nei mesi scorsi e «gelati» all’indomani di Ferragosto con un benservito che non era in programma, poiché alcuni di loro avrebbero dovuto restare in servizio fino a fine anno. E se per i dipendenti pubblici e privati si tratta di far ritorno prima del previsto sul posto di lavoro, diverso è il discorso per i disoccupati che rispondendo al «richiamo» s’erano impegnati - magari rinunciando per amor di Patria ad altre offerte di lavoro a tempo determinato - a garantire fino all’ultimo giorno il loro fedele «signorsì».
Motivo della mannaia sarebbe un ammanco di risorse economiche. «Di fronte a problemi di bilancio - spiegano dall’Esercito - si è trattato di dover operare, purtroppo, dei tagli fra le professionalità di cui in quel momento c’era un’esigenza meno impellente». Agli interessati, che hanno chiesto spiegazioni a chi di competenza, sarebbe stato risposto che la stretta s’era resa necessaria poiché alcuni reparti avevano forse ecceduto nel richiamare ufficiali riservisti. Una spiegazione che non convince l’avvocato Angelo Fiore Tartaglia, specializzato in diritto militare. «Le spese vengono determinate a monte – osserva il legale -. Poiché non mi sembra che si siano verificati eventi eccezionali tali da giustificare un improvviso ammanco, le ipotesi sono diverse: il numero di riservisti da richiamare potrebbe essere stato deciso senza regolarsi in base alle disponibilità di spesa. Oppure, a monte erano stati calcolati esborsi ai quali poi si è ritenuto di non essere in grado di far fronte. Cosa singolare, visto che è trascorso in alcuni casi un periodo assai breve tra il richiamo in servizio dei riservisti e il congedo anticipato degli ufficiali».


I quali, nominati con decreto del presidente della Repubblica previo esame dei requisiti da parte dello Stato maggiore dell’Esercito, screening del profilo sanitario, motivazionale e comportamentale, ulteriore analisi da parte della Direzione generale del personale militare, e dunque di una speciale commissione di avanzamento, costituiscono un «esercito» assai variegato. Sono medici, ingegneri, giornalisti, psicologi, biologi e tanti altri ancora, che chiedono di servire la patria, al massimo per sei mesi ogni anno, dopo essersi sottoposti a speciali full immersion di addestramento.

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