Caro Paolo, a me, sta cosa del digitale terrestre non mi pare tanto democratica e liberale, piuttosto, oserei dire, dispotica. Anche se non mi interessano 25 canali sono obbligato a comprarmi il decodificatore. Per giunta, ce ne vuole uno per apparecchio. Io, che ho degli anziani in casa (i quali, come sai, passano le giornate davanti allo schermo), devo infatti comprarne tre. E non credo di essere lunico in queste condizioni, dati i tassi dinvecchiamento italiani. Nè posso dire: no, grazie, i mille canali non li voglio perchè mi avanzano quelli che già ho. Tanto valeva che lo Stato facesse tutto da sé e poi mi tassasse una tantum. Cioè, unaltra tassa sui televisori. Cosa danno in cambio allo Stato le ditte produttrici di decoder per questa simpatica regalia? Se sai qualcosa più di me, ti prego di rassicurarmi, perché mi fumano.
Nel nostro mestiere vale la regola del cuius regio eius religio, caro Rino. Ovvero ci si conforma alla linea editoriale espressa dal direttore, come accade in tutti i quotidiani, anche in quelli che per darsi un tonetto vogliono definirsi liberi, indipendenti e democratici assai. Sui decoder a bizzeffe il Giornale si è espresso una settimana fa, sostenendo che i tipi come te la fanno troppo lunga e che non cè motivo per lamentarsi. Potremo quindi chiuderla qui, ma questa storia dei decoder troppo mintriga. Sono un drogato di tecnologia e vivo circondato da innumerevoli fantastici accrocchi che presuppongono settaggi multipli, cavi e cavetti, password e user name come se piovesse. Figurati quindi se dovesse turbarmi larrivo di un nuovo decoder. Io dei decoder ne faccio un boccone. Però, da quel che ho capito questo nuovo che tu mi dici sarebbe obbligatorio. Sul serio? E davvero costa un occhio della testa? Se uno non lo volesse, cosa succede? Glielo impongono con lintervento della forza pubblica? E se, mettiamo, me lo installano le armi in pugno e dopo io lo disinstallo e lo butto dalla finestra, corro in tal caso il rischio di finire in tribunale o peggio ancora direttamente in galera? Mi pare strano, mi pare roba da Tribunale dei Diritti umani. Già siamo obbligati a pagare il canone alla Rai anche se usiamo il televisore soltanto per vederci i film in Dvd. Ci mancherebbe solo di dover metter mano al portafogli per un altro indesiderato marchingegno. Come vedi, caro Rino, non posso venirti in aiuto perché di digitale terrestre non è che ne so meno di te: non ne so niente. Se mi dici digitale a me viene subito alla mente «Digitale purpurea» del Pascoli, figurati un po. Poesia che fece ribollire i miei spirti adolescenziali perché anche se ancora poco pratico di certe cose quel fiore «che ha come un miele che inebria laria», bè, mi diede da pensare, da almanaccare. E gli ultimi versi? «E dirmi sentia: Vieni! / Vieni! E fu molta la dolcezza! molta!? tanta, che, vedi... (laltra lo stupore? alza degli occhi, e vede ora, ed ascolta / con un suo lungo brivido...) si muore!». Eh eh, ne conclusi, questo Pascoli non me la conta giusta.
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