Controcultura

La rivoluzione entra in banca E si fa pagare...

La rivoluzione entra in banca E si fa pagare...

Si tratta di un testo solo apparentemente tecnico. È chiaro che La via italiana al fintech (Egea) non è esattamente un romanzetto rosa, ma il suo curatore Marco Giorgino, docente al Politecnico di Milano, sa spiegare bene la rivoluzione digitale che sta avvenendo nel mondo più tradizionale di tutti: quello bancario. Oltre alla sua introduzione e al capitolo iniziale, ci sono contributi di numerosi consulenti e banchieri in attività (da Morelli a Massiah). Un giusto mix fra teoria e pratica. È un punto di vista completamente diverso sul settore bancario. Noi lo raccontiamo spesso nella sua incapacità di finanziare l'impresa, o nel suo stato di crisi, o nella sua iperregolazione imposta da un regolatore sovranazionale, che pensa con le norme di sventare il prossimo cigno nero.

Anche il mondo bancario, così ben raccontato nella sua patologia da Émile Zola e dal suo Aristide Saccard in Il denaro, è immerso nella rivoluzione digitale. Ma dice bene Giorgino, non ci si può illudere di cavalcarla con un digital washing: non è una spruzzata di tecnologia che metterà al riparo dalle nuove sfide. In un contesto in cui le banche vengono disintermediate (fenomeno che ha riguardato per intendersi anche noi vecchi giornalisti della carta stampata, superati dalla concorrenza dell'informazione per vie diverse), in cui sono stati cancellati 10mila sportelli bancari in dieci anni (e c'è ancora spazio per una loro riduzione) e in cui i risparmiatori hanno preferito investire i loro quattrini in liquidità e conti correnti piuttosto che in titoli, ebbene in questo scenario occorre ripensare del tutto il modo di fare banca. Massiah parla addirittura di una nuova arena competitiva in cui si confrontano quattro giocatori. Le istituzioni tradizionali che offrono ora i loro prodotti anche attraverso i canali digitali; le «challenger banks», cioè le banche appena arrivate e nate completamente digitali; le fintech vere e proprie e cioè «startup che offrono soluzioni tecnologiche e supporto all'erogazione dei servizi finanziari» che possono essere in concorrenza con le prime due categorie o loro fornitrici; e infine i big player tecnologici, che si potrebbero presto sostituire alle istituzioni tradizionali.

È una lettura per appassionati del settore bancario, ma anche per chi ha voglia di capire bene come funzionerà questa industria, senza limitarsi alla critica fine a se stessa. I bancari e i banchieri stanno cambiando pelle, se ne sono accorti tardi e il prezzo dei loro errori li paghiamo anche noi.

Infine un'ultima considerazione più generale: questa enorme rivoluzione digitale nel campo finanziario come in quello industriale e dei servizi, se da una parte distrugge posti di lavoro tradizionali, dall'altra sta creando nuove immense opportunità per nuovi mestieri.

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