Roadster che passione, la 507 non finirà mai di stupire

Negli 80 anni di storia delle auto Bmw, aperta dalla leggendaria Dixi, prodotta su licenza Austin dalla quale derivò la Bmw 3/15 Ps del 1929, non sono mai mancate le roadster. L’antesignana è senza dubbio la 315/1 poi trasformata nella 319/1 del 1936, equipaggiata di un motore 1.9 con carburatori a tre vie che sviluppava la ragguardevole potenza di 55 cv che spingevano l’auto a oltre 135 orari. Ne furono prodotti 178 esemplari, fino a quando debuttò la 328, cabriolet caratterizzato dalla calandra interamente occupata dai «due reni» che ancora oggi, insieme al marchio con l’elica bianca e blu contraddistinguono tutti i modelli Bmw, un’auto vincente in ogni competizione fin dalla prima apparizione su una pista: potente (80 cv) e affidabile, aveva le sue armi nella testa dei cilindri costruita in alluminio e nel sofisticato controllo delle valvole.
Nel 1955, quando venne svelata, la 507 venne salutata come la più bella vettura mai prodotta, e molti lo pensano ancora oggi, perché il conte Albrecht von Goertz, responsabile del design, era riuscito a creare delle forme immortali per una vettura che montava un motore portato a 150 cv che spingeva la roadster tedesca a una velocità massima di 220 orari. Parallelamente allo sviluppo di versioni cabriolet per le sue Serie 2, 3 e, più di recente, 6 e 1, Bmw, a partire dal 1988, ha continuato a sviluppare roadster di «ricerca» presto diventati icone per questa categoria di vetture.
Da allora è sempre stata la lettera «zeta», come l’iniziale di «zukunft», futuro, a identificarle, come la Z1, un prototipo talmente accattivante che a Monaco decisero di produrne una serie limitata. Telaio d’acciaio con carrozzeria in plastica, la Z1, dotata di inedite portiere che si abbassavano, forniva un’esperienza di guida entusiasmante. È del ’95 la Z3, roadster con la capote in tessuto prodotto fino a pochi mesi fa nell’impianto Usa di Bmw, nella Carolina del Sud, prima di cedere il passo alla nuovissima Z4 con tetto in alluminio ripiegabile comandato elettricamente (la produzione torna in Germania), in arrivo in questi giorni sul mercato europeo. Telaio derivato da quello della Serie 3, irrigidito per sopperire alla mancanza del tetto, la Z3 è diventata un oggetto di culto sia per la linea, dominata dal lungo cofano e dal particolare «codino», sia per la tenuta di strada garantita dalla carreggiata allargata.

La famiglia delle «zeta» è completata dal modello con cui Bmw ha voluto celebrare il nuovo Millennio: la Z8 del 2000, uno splendido roadster nel quale erano contenute numerose «citazioni stilistiche» della bellissima 507, prima tra tutte quella nel frontale con i due reni schiacciati e allungati fino ai proiettori. Il telaio space frame e la carrozzeria, entrambi in alluminio, consentivano di sfruttare in tutta sicurezza le doti del poderoso V8 da 400 cv.

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