Roberto Saviano diventa milanese. Cittadino onorario, come ha deciso ieri con 42 voti a favore il Consiglio comunale. Solo due astenuti (l’ex An Michele Mardegan e il pidiellino Fabio Luoni, di area Cl), ma più di un mal di pancia tra quelli che hanno schiacciato il bottone «sì». Tanto che a metà dibattito sintetizza bene il verde Enrico Fedreghini: «Dopo tanti “voto sì ma, voto sì però”, vien da chiedersi se l’assegnazione sia più un premio o un’offesa» per lo scrittore di «Gomorra». Il centrosinistra ci provava da mesi a farlo diventare lo strumento per spaccare la maggioranza e accusarla di uno scarso impegno contro la mafia, specie dopo il no mesi fa alla costituzione di una commissione ad hoc a Palazzo Marino. La discussione su Saviano è stata rinviata seduta dopo seduta, e ieri il sì di diversi consiglieri è arrivato solo per evitare che lo scrittore che ha descritto nelle pagine del suo libro l’impero della Camorra continui ad essere «usato da una parte politica come il suo simbolo».
Carlo Fidanza del Pdl, all’inizio è tra i più restii: quando prende la parola in aula ammette che «mi viene difficile votare contro un uomo vicino ad una destra culturale, e che è stato tirato per la giacchetta da qualche parte politica che vuol farne un paladino, ed è finito forse suo malgrado inghiottito nel mondo di Repubblica. Voglio dare fiducia al giovane Saviano e non mi voglio prestare a facili letture su uno scarso impegno contro la mafia». Ma puntualizza come «mesi fa ha reso dichiarazioni sulle possibili infiltrazioni della mafia a Milano ed erano i giorni in cui il governo varava la white list per le imprese che parteciperanno agli appalti per il 2015».
La delibera sul conferimento della cittadinanza onoraria è stata presentata dal capogruppo del Pd Pierfrancesco Majorino, ma nasceva già da un accordo preso lo scorso novembre tra i rappresentanti dei partiti quando l’opposizione aveva candidato Saviano all’Ambrogino, e si capì che subito che la trattativa sul nome non avrebbe portato all’unanimità. Si dichiarò d’accordo allora - e ha ribadito ieri il suo «sì convinto alla cittadinanza» - il capogruppo del Pdl Giulio Gallera, «perché la battaglia contro le mafie si fa nelle istituzioni ma anche nella società civile combattendo contro la cultura dell’omertà e del silenzio, e Saviano lo ha fatto con coraggio mettendo a rischio la propria libertà e incolumità fisica. Penso che le persone come lui si sentano isolate, con il nostro gesto possiamo dirgli che non è solo». Marco Osnato, ex An, non vota a favore «perché c’è stato un mezzo accordo», ma «perché non diventi un’arma di ricatto come vuole fare il centrosinistra». Il capogruppo della Lega Matteo Salvini ne esce ammettendo che «una dichiarazione del 22 dicembre lo ha riabilitato, ha detto che Roberto Maroni è il miglior ministro all’Interno di sempre contro la mafia, quindi votando Saviano voto Maroni». Duro invece Mardegan che ha deciso di non votare contro ma astenersi: «Lo ammiro sotto il profilo di giornalista e intrattenitore, ma mi sembra che possa essere annoverato nella schiera dei personaggi che hanno fatto dell’antimafia una professione. Sarei d’accordo se avesse destinato i proventi alla lotta contro la camorra, ma purtroppo così non è. Allora si premi chi attua misure concrete come il ministro Maroni.
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