Dalla Roberts alla Cruz, le dive che sfidano i loro corpi

A proposito di un'Ornella Muti al culmine del fulgore, Stefano Reggiani scrisse nel suo «Dizionario del postdivismo»: «La scalata al monte franoso della Bellezza Riconosciuta è difficile, anche non programmata o programmabile. Si arriva per un difetto di tipizzazione, per uno scarto dalla normalità prefissata». Parole sante. Esce Ti va di pagare? e tra giornalisti, a fine film, ci si chiede: meglio l'Audrey Tatou sexy, scarnificata e nude look di oggi o quella più allusiva, cicciottella e tutta golfini verdi di Amélie? Sei anni tra le due: in mezzo, probabilmente, una dieta ferrea destinata a distillare una venustà sempre più ossuta, glamourous.
È in buona compagnia l'attrice dagli occhi birichini. Dovunque le dive procedono per mutazioni progressive, spinte da cimenti professionali (prima o poi arriva sempre un ruolo da puttana, cieca, drogata o malata terminale) o dal piacere di scoprirsi magre, senza un etto di troppo, perfettamente inguainate in abiti da sera setosi e aderenti. Qualche nome? Charlize Theron, Halle Berry, Julia Roberts, Demi Moore, Penélope Cruz, Paz Vega, Gwyneth Paltrow, Emmanuelle Béart, Francesca Neri. La bellezza a un certo punto sembra mutarsi in una sorta di handicap, sicché - per potersi affacciare ai premi che contano, Oscar in testa - eccole esporsi a trasformazioni estreme. Ingrassate, i lineamenti tumefatti e i denti ingialliti, cercano sullo schermo quell'immedesimazione totale che tanto piace ai colleghi maschi: bramano l'effetto De Niro-Toro scatenato.
La ciambella non riesce sempre col buco. A volte la costruzione divistica in chiave antidivistica fa cilecca, rivelando il dato tutto esteriore della sfida artistica. Per la serie: sono bella e brava, ma per piacere all'Academy devo immergermi nei bassifondi della desolazione. È il caso, appunto, di Charlize Theron, che ha voluto profanare la propria immagine di ex modella lunga e flessuosa, di callipigia avvenenza, per farsi prendere sul serio nei panni della serial killer di Monster. O di Halle Berry, alla quale il percorso opposto non ha portato poi troppo fortuna. Dopo l'acclamato Monster's Ball, tetro e d'autore, si fece bomba sexy in 007-La morte può attendere, poi indossò la tutina attillata e la maschera di Catwoman, miagolando sexy: «Una ragazza come me cade sempre in piedi». Invece no.
Poi ci sono quelle che procedono per ritocchi meno evidenti, aderendo alle bizze dei registi prediletti. Prendete Penélope Cruz: in Volver Almodóvar le aumentò i glutei sotto la gonna per renderla ancor più mediterranea, un mix di Anna Magnani e Sophia Loren.

Ma poco prima, girando Non ti muovere in Italia, s'era ridotta a scricciolo di donna, con quelle due gambette ossute su zeppe dozzinali. Brava, anche se, alla fine dei conti, non è difficile a trent'anni. I guai arrivano a cinquanta, quando sei meno gettonata e si impone il chirurgo per restare dee. Ne sanno qualcosa Sharon Stone e Kim Basinger.

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