La Robin Tax resta, un po’ più leggera

Le proposte anti-speculazione di Tremonti all’esame della Ue

da Roma

La Robin Hood Tax non cambia. Lo dice a chiare lettere Giulio Tremonti a Bruxelles al termine dell’Ecofin. «La struttura della tassa resta invariata». Ed a proposito del giallo innescato l’altra sera per le dichiarazioni di Gianfranco Conte (il presidente della Commissione Bilancio della Camera aveva ventilato l’ipotesi di un ritiro), il ministro dell’Economia precisa: «È stato un episodio isolato. Ho ricevuto le scuse».
E spiega che le uniche modifiche all’impianto potrebbero riguardare una conferma o meno «delle royalties che incrociano gli interessi della Basilicata». Secondo una bozza di emendamento, le imprese che producono energia utilizzando fonti rinnovabili verrebbero esentate dall’Ires al 33% ed il maggior gettito della Robin Tax sulle banche finirà direttamente nel Fondo di solidarietà, lo stesso nel quale l’Eni ha versato 200 milioni. Una scelta, quella dell’Eni, che in parte compensa il minor flusso di risorse destinate al Fondo nel 2009, determinato dalle modifiche parlamentari alla Robin Tax. Nel complesso, le modifiche alla tassa comporteranno un rallentamento del flusso verso il Fondo di 300 milioni; dei quali 200 a novembre. Questi 200 sarebbero stati sostituiti dalla scelta autonoma dell’Eni, il resto potrebbero arrivare da altri interventi. «La scelta dell’Eni non rimarrà isolata», anticipa Tremonti. Al Fondo, infatti, potranno confluire risorse anche non pubbliche. Il ministro comunque assicura che «non ci sarà traslazione (sui prezzi) della Robin Hood Tax. Di questi tempi, l’imposta giusta è quella sugli extraprofitti e non quella sugli operai».
L’Ecofin poi si è impegnato a rendere più trasparente la gestione delle scorte energetiche da parte di tutti gli Stati membri, con rapporti settimanali. La presidenza francese, in più, si è impegnata a presentare all’Ecofin di settembre una prima conclusione del lavoro; e in dicembre la versione definitiva. L’obbiettivo dell’iniziativa è quello di verificare se gli aumenti dei prodotti petroliferi siano determinati dalla speculazione, o sono fenomeni di mercato.
«Non è detto che se delle idee non passano, vuol dire che sono sbagliate», commenta Tremonti. E fa riferimento alla sua proposta di stendere l’applicazione dell’art. 81 del Trattato di Roma sulla concorrenza. «Tutte le proposte devono essere esplorate - commenta Christine Lagarde, presidente di turno dell’Ecofin - ed anche quelle di Tremonti devono essere esaminate. Il problema - aggiunge - è la prova». Nella sostanza per applicare l’articolo bisogna dimostrare che un «cartello» di operatori spinge verso l’alto i prezzi. «La prova? - si chiede Tremonti - Non è mica il mio mestiere». Il ministro, comunque, consiglia di «coinvolgere nelle inchieste le autorità antitrust e le Consob nazionali. La prova non viene dal fatto che due si sono visti, ma dal fatto che le operazioni convergono». E conclude: «L’Opec è un cartello o meno?».

Il commissario europeo Almunia, poi, osserva che gli Stati membri criticano la commissione per i troppi controlli. Per questo apprezza la richiesta di Tremonti di aumentare i controlli.
Infine, all’Ecofin non passa per l’opposizione della Germania la proposta francese di calmierare il gettito Iva sui carburanti.

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