Rocca e baby Kostner per l’Olimpiade italiana

Maria Rosa Quario

Il conto alla rovescia è già cominciato. Mancano 96 giorni alla cerimonia di inaugurazione dei Giochi di Torino 2006, che sembravano così lontani e invece ci siamo quasi. Dal 10 febbraio non ci sarà più tempo per chiacchiere, polemiche, nemmeno per previsioni. Tutti sulla neve o sul ghiaccio, a confrontarsi con il cronometro o con i giudici, in ogni caso con gli avversari, in comune solo un sogno: vincere una medaglia. Conta poco altro, all’Olimpiade. Certo, partecipare è già una cosa fantastica, sfilare dietro la propria bandiera un’emozione da brividi nella schiena, ma quando sei lì, perché non provarci? Se lo sono sempre chiesti tutti i campioni, emozionati in una competizione che, ovviamente, non ha soltanto significati spoprtivi.
Gli azzurri degli sport invernali fra tre mesi ci proveranno sulla neve e sul ghiaccio di casa, emozione nell’emozione, in quindici diverse discipline, alcune note, altre apprezzate solo qualche volta, altre ancora del tutto sconosciute, tutte in ogni caso spettacolari, basta sapere cosa e chi guardare.
Visto che c’è ancora tempo per sbilanciarsi in previsioni, giochiamo un po’ anche noi e vediamo chi sono gli italiani che potranno farci sognare.
SCI ALPINO. L’ultima Olimpiade senza medaglie fu Lake Placid, nel lontano 1980, venticinque anni or sono. Da allora lo sci alpino, nel bilancio azzurro, ha sempre portato a casa qualcosa di prezioso (leggi oro) e anche a Torino la speranza di vincere c’è. E porta il nome di Giorgio Rocca, lo slalomista con ambizioni anche in combinata. Il sogno degli appassionati italiani è però anche quello di festeggiare l’ultima medaglia di Isi Kostner e Kristian Ghedina, la speranza è vedere sul podio il sorriso giovane di Elena e Nadia Fanchini, ma si può puntare anche su Blardone e Putzer in gigante, Recchia in superG, i fratelli Moelgg in slalom.
SCI DI FONDO. L’Italia ha due squadre compatte, in grado di vincere medaglie in ogni gara. Il massimo sarebbe ripetere la staffetta d’oro di Lillehammer ’94, tanto meglio se senza strascichi polemici a seguire (leggi sospetti di doping). Anche nelle prove individuali, grazie a Pietro Piller Cottrer, Giorgio Di Centa, Bubu e Sabina Valbusa, Cristian Zorzi e Gabriella Paruzzi, le speranze sono davvero ben riposte.
BIATHLON. Anche se nella scorsa stagione René Vuillermoz e Michela Ponza sono riusciti a salire sul podio in coppa del mondo, sarà dura vincere una medaglia in questo bellissimo sport che abbina lo sci di fondo al tiro con la carabina e che in un passato nemmeno troppo remoto vide l’Italia fra le grandi potenze mondiali. La squadra femminile si è rinnovata con l’inserimento di due straniere, la tedesca Barbara Ertl (sposata con un altoatesino) e l’oriunda canadese Maryke Ciaramidaro, pedine importati per la staffetta.
SALTO. Dopo l’addio di Roberto Cecon si è ripartiti da zero con l’ex numero uno azzurro in veste di tecnico competente e apprezzato. I primi risultati si sono visti recentemente, con il giovanissimo Andrea Morassi, classe 1988, 18° in una prova del circuito estivo che vedeva al via tutti i migliori specialisti. Ma i favoriti sono altri.
COMBINATA NORDICA. Jochen Strobl è la punta di una squadra senza tradizioni e senza grosse ambizioni.
SNOWBOARD. Ci sono ottime possibilità di medaglia nell’half pipe con Giacomo Kratter, deciso a vendicare l’ingiustizia subita a Salt Lake City, dove un giudice poco onesto lo sacrificò al quarto posto per regalare una storica tripletta agli atleti Usa. Speranze fondate anche nello snowboardcross, con Simone Malusà e Stefano Pozzolini già capaci di vincere in coppa del mondo, e nel gigante parallelo femminile, con le veterane Trettel (bronzo a Salt Lake City), Posch e Ranigler, o magari con la giovane Boccacini, campionessa mondiale juniores.
FREESTYLE. Se l’Olimpiade fosse stata all’estero, forse l’Italia non avrebbe nemmeno partecipato alle spettacolari prove di gobbe e salti in cui i nostri faranno molta fatica a qualificarsi per le finali.
BOB. L’ex slittinista Gerda Weissensteiner ci riprova in coppia con Jennifer Isacco, obiettivo una medaglia. Fra gli uomini, la stagione dirà se l’equipaggio su cui puntare tutte le risorse, umane e di materiali, sarà quello pilotato dal giovane Simone Bertazzo o quello del veterano Fabrizio Tosini.
SLITTINO. Armin Zoeggeler è il numero 1 al mondo, il grande favorito per la prova di singolo. L’altoatesino, che a febbraio avrà 32 anni, potrebbe diventare il primo atleta italiano degli sport invernali a vincere una medaglia in quattro olimpiadi consecutive: fu bronzo nel ’94, argento nel ’98, oro nel 2002. Ottime speranze anche per la coppia Oberstolz-Gruber, vincitrice sabato della prima prova di coppa del mondo.
SKELETON. Nella disciplina forse meno nota a meno praticata, una sorta di slittino ma a testa in giù, si punta tutto su Dany Locati, ventottenne milanese che fu nona a Salt Lake City.
PATTINAGGIO FIGURA. Sarà uno spettacolo nello spettacolo, con l’Italia sicura protagonista grazie alla splendida Carolina Kostner e alle coppie della danza: Faiella-Scali, ma soprattutto Fusar Poli-Margaglio, che un mese fa hanno deciso di tornare sul ghiaccio, non certo per fare da comparse. Il sogno è migliorare il bronzo di Salt Lake City, arrivato nonostante una caduta di Maurizio nel libero.
PATTINAGGIO VELOCITÀ. Chiara Simionato è l’asso nella manica di una squadra che ha ambizioni di medaglia anche grazie a Nicola Mayr (donna), Enrico Fabris e le squadre nelle gare di inseguimento.
SHORT TRACK. L’uomo su cui puntare è Fabio Carta, torinese che giocherà in casa e che da quattro anni non pensa ad altro. Ottime possibilità per lui a livello individuale e anche con la staffetta, già oro nel ’94 e argento nel 2002. Lo short track è una lotteria crudele, tutto può succedere.
CURLING.

Il gioco delle pentole e delle scopette sul ghiaccio vedrà al via due squadre, una maschile e una femminile, formate quasi interamente da atleti di Cortina. Il podio sembra tabù.
HOCKEY. La squadra femminile fa il suo esordio olimpico, quella maschile è già abituata a rassegne importanti. Per entrambe l’obiettivo è un posto fra le prime sei.

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