Politica

LA ROCCA

Ieri siamo venuti a sapere che il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, è iscritto dai primi giorni di agosto nella lista degli indagati per abuso d'ufficio nell'ambito della vicenda dell'Opa sulla banca Antonveneta, insieme al responsabile dell'area vigilanza, Francesco Frasca. Sono inoltre indagati dalla Procura di Roma l'ex amministratore delegato della Popolare italiana Gianpiero Fiorani e l’ex presidente Giovanni Benvenuto. La lista era segretata, per cui non se ne è saputo nulla fino a ieri, appunto. In più di un'occasione peraltro vari esponenti della magistratura hanno negato che Fazio risultasse indagato, ben sapendo che le cose non stavano così. Atteggiamento piuttosto singolare. E comunque è ben strano un Paese dove la magistratura segreta l'iscrizione alla lista degli indagati di un cittadino della Repubblica ma, nello stesso tempo, non segreta le intercettazioni telefoniche del medesimo cittadino (alcune delle quali - come si sa da qualche giorno - neanche utilizzabili ai fini delle indagini stesse) e le diffonde via stampa alla disposizione del pubblico ludibrio. Che caos.
Sempre ieri il Consiglio superiore della Banca d'Italia ha rinnovato la fiducia al suo Governatore e ha dichiarato, che «sentiti tutti i consiglieri, nessuno di essi ritiene la ricorrenza di motivi che richiedano la convocazione del consiglio in seduta straordinaria». Cioè, poiché solo in seduta straordinaria il Governatore può essere sfiduciato, non se ne parla neanche di convocarla. Sempre ieri il Governatore non si è presentato alla riunione del Cipe ed ha mandato a rappresentarlo il vicedirettore generale della Banca, Ciocca.
Quando si dice arroccarsi. È noto ormai a tutti che la Banca d'Italia ha una sua indiscussa autonomia. Ed è noto anche che questa autonomia sia un valore da preservare. E il governo, giustamente, ad essa si è sempre attenuto. È altrettanto noto che il potere politico non ha possibilità di incidere direttamente sugli assetti della Banca d'Italia, se non per via legislativa (come del resto ha fatto) e attraverso esortazioni, Cioè suggerimenti, proposte, desiderata. Come tutte le esortazioni anche queste rimandano la decisione all'esortato che è padrone di se stesso e della propria libertà, È altresì noto che per noi del Giornale un'iscrizione alla lista degli indagati non ha alcun valore di giudizio. Ci informa solo di indagini in corso a carico di qualcuno. Lo abbiamo sempre sostenuto, per tutti. È infine noto che non scorra un filo di fiducia, sia pure tenue, tra l'attuale ministro dell'Economia, Giulio Tremonti e il Governatore. Anche all'estero gran calore tra i due non è emerso.
A questo punto, però, non è più questione caratteriale, della quale potremmo tranquillamente disinteressarci e fregarcene, è questione politica. È caduta la fiducia tra due Istituzioni fondamentali del Paese. E, grazie anche a una serie di errori commessi dal Governatore, i potentati economici che puntavano a modificare gli assetti di Bankitalia possono, in un certa misura, cantar vittoria.
Detto tutto questo crediamo che la cosa più saggia l'abbia detta il Presidente Emerito, senatore Francesco Cossiga. Nulla è dovuto da parte di Fazio. A lui decidere dell'opportunità di rimanere dove è. Non è questione di diritto, e neanche di morale, in senso stretto.

È questione di opportunità.

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