Rogo nell'acciaieria, la Thyssen: non violata la sicurezza

Dopo la morte dei quattro operai l'azienda tedesca si difende. Ma la Fiom torna all'attacco: responsabilità gravissime. Gli operai: "In quella fabbrica non torniamo". Domani Torino si ferma per i funerali delle vittime. Sicurezza sul lavoro martedì al tavolo del governo. Polemica per la nuova legge e la mancata firma dei decreti attuativi 

Rogo nell'acciaieria, la Thyssen: non violata la sicurezza

Torino - Non c'é alcuna conferma che, all'origine" dell'incendio avvenuto durante la notte del 6 dicembre scorso in una delle linee di produzione del laminatoio a freddo dello stabilimento della ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni, a Torino "vi sia la violazione di standard di sicurezza". Lo ha reso noto oggi il gruppo tedesco in un comunicato.

"Mai bloccata la manutenzione" "Le cause precise dell'incendio sono tuttora in corso di accertamento e, al momento, non c'é alcuna conferma che, all'origine dello stesso, vi sia la violazione di standard di sicurezza", si legge nel comunicato. "Nonostante la produzione dello stabilimento torinese sia progressivamente diminuita a solo il trenta per cento delle sue capacità produttive, la ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni non ha mai smesso di effettuare la manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti del sito torinese", sottolinea la nota ricordando che "la buona parte degli impianti è destinata ad essere trasferita a Terni per la realizzazione di prodotti di assoluta eccellenza e qualità". La ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni, prosegue il comunicato, "ha, pertanto, continuamente mantenuto elevati standard di sicurezza, regolarmente verificati dalle autorità preposte, anche perché è sua filosofia 'investire' per la sicurezza risorse umane ed economiche superiori a quelle richieste". Inoltre, si legge nel comunicato, "nonostante il già previsto e concordato trasferimento degli impianti, la riduzione dei volumi produttivi e la connessa diminuzione del personale, non è stato ridotto il numero degli addetti al servizio antincendio aziendale né degli addetti al servizio sanitario interno".
In calo le ore di straordinario Il comunicato informa poi che "anche le 'ore di straordinario' sono diminuite continuamente in questo periodo; infatti, la media attuale di 3,5 ore mensili per dipendente, è una media molto bassa per uno stabilimento siderurgico di questa tipologia". La società, "in attesa che sia fatta totale chiarezza sulle cause e sulla dinamica dell'incidente, conferma la sua piena disponibilità a collaborare con l'autorità giudiziaria e con tutti gli Organismi competenti, nei confronti dei quali esprime massimo rispetto e piena fiducia", si legge nella nota. Il gruppo, "anche attraverso il suo amministratore delegato, Harald Espenhahn, ribadendo il commosso cordoglio, la profonda solidarietà e la sincera vicinanza a quanti colpiti dall'accaduto, conferma che supporterà ogni misura di sostegno alle famiglie dei dipendenti coinvolti".

La Fiom: responsabilità gravissime "Le responsabilità aziendali sono gravissime e dovranno essere appurate fino in fondo dalla magistratura in un procedimento penale in cui la Fiom sarà parte civile". Così Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom, commenta le dichiarazioni dei vertici Thyssenkrupp in merito all'incidente presso lo stabilimento di Torino. "E' evidente - prosegue - che si tratta di appurare non solo le responsabilità dirette di chi non ha provveduto alla sicurezza, ma anche quelle di chi ha lasciato lo stabilimento di Torino in un'incuria totale, per risparmiare prima della chiusura". Secondo Cremaschi, "qui si arriva ai vertici del gruppo".

Gli operai: in quella fabbrica non torniamo "Ma come potremmo mai rimettere piede in quella fabbrica dove abbiamo visto morire tra le fiamme i nostri compagni di lavoro?". Lo chiede con sdegno Giovanni Pignalosa, operaio della Thyssenkrupp, che nella notte del rogo lavorava in un reparto vicino a quello dove è scoppiato l'incendio e ha visto i suoi colleghi trasformarsi in torce umane. "Non ci basta una certificazione da parte degli ispettori, siamo terrorizzati. Nessuno di noi ha intenzione di rientrare in uno stabilimento che quella notte sembrava l'inferno", dice con rabbia. "Quella fabbrica a giugno chiuderà, il suo destino è già segnato - aggiunge - e noi dovremmo rischiare la vita per un posto di lavoro che tanto abbiamo già perso?" Pignalosa, come tutti i suoi colleghi della fabbrica di Torino, ce l'ha con l'azienda: "Un comportamento vergognoso, neppure un biglietto di condoglianze alle famiglie". Antonio Boccuzzi è uno dei sopravvissuti all'incendio. Ha la faccia ancora bruciacchiata e "negli occhi i compagni carbonizzati". "Già è un incubo ricordare. Solo pensare di rientrare in quel reparto, mi fa venire i brividi", dice.

Torino si ferma per i funerali A Torino domani sarà il giorno del silenzio per le vittime. Tutto si fermerà: le bandiere sventoleranno a mezz'asta, i negozi abbasseranno le serrande, le luci di Natale resteranno spente, sono state annullate iniziative istituzionali, concerti, conferenze stampa. Nella giornata del lutto cittadino i lavoratori metalmeccanici torinesi sciopereranno otto ore, mentre un'astensione dal lavoro di di due ore è stata indetta da Cgil, Cisl e Uil. Il corteo, che attraverserà le vie del centro, sarà aperto dal gonfalone della città e dallo striscione di Cgil, Cisl e Uil, "Basta morti sul lavoro". Alla manifestazione parteciperanno i segretari nazionali di Fim-Fiom-Uilm Giorgio Caprioli, Gianni Rinaldini e Antonino Regazzi. Sarà presente anche una delegazione di operai siderurgici della Dalmine di Bergamo, rappresentanti della Fiom di Brescia, con una delegazione dalla fonderia Brembo, e della Fiom di Milano. E ci saranno anche il presidente della Camera Bertinotti e il ministro della Solidarietà Ferrero.

Messa alla Consolata Domani sera l'arcivescovo di Torino, Severino Poletto, celebrerà una messa al santuario della Consolata, in suffragio degli operai morti e per implorare la guarigione dei feriti.

Intanto, i sindacati metalmeccanici torinesi stanno verificando la possibilità di potersi costituire da subito parte civile già nella fase istruttoria e a partire da lunedì istituiranno un conto corrente per raccogliere fondi per sostenere le famiglie delle vittime, viste le numerose richieste e disponibilità da parte di lavoratori e consigli di fabbrica. I sindacati chiedono inoltre che lo stabilimento di corso Regina Margherita della Thyssenkrupp non riprenda a lavorare.

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