La famiglia accampata a ridosso della provinciale è proprietaria di una casa. Quella appena dietro, oltre a una abitazione, ha acquistato anche un terreno. Poco più in là tre bambini giocano dietro la loro roulotte: tirano sassi alle pantegane che infestano il torrente Terdoppio che lambisce le ruote del loro caravan. Eppure anche il loro padre risulta proprietario di beni immobili. Da oltre ventanni occupano abusivamente unarea comunale, hanno avuto il tempo di acquistarsi delle proprietà, ma di andare a vivere nelle loro abitazioni non ci pensano proprio. Anzi, le hanno affittate. Poi hanno impugnato lordinanza di sgombero emessa dal sindaco e il giudice ha dato loro pure ragione. Volete sgomberarli? Sono di etnia Sinti, hanno le loro tradizioni, costruitegli un campo nomadi con tutti i crismi.
Siamo nel comune di Gambolò, 10mila abitanti in provincia di Pavia. Qui risiedono da almeno tre decenni nelle roulottes un gruppo di rom, famiglie che per lavarsi usano lacqua del torrente Terdoppio e per toilette il prato circostante. Dove i bambini giocano vicino ai topi e a nessuno di loro è mai venuto in mente di costruirsi almeno una fossa biologica. Una situazione che nella sua provvisorietà è divenuta stabile, ma sulla quale il nuovo sindaco Elena Nai, giunta Pdl, ha voluto vederci chiaro. La scoperta è stata sorprendente oltre le aspettative. «Ciascuna famiglia residente nel campo nomadi abusivo è risultata proprietaria di beni immobili - spiega il sindaco -. È evidente che non stiamo parlando di poveri disperati che non sanno dove andare. Eppure loro vogliono restare lì in condizioni igienico sanitarie del tutto precarie e tali da pregiudicare la loro salute. Questo è a mio avviso la dimostrazione che non cè alcuna volontà di integrarsi». Tanto che ricevuto lordine di sgombero i rom si sono affidati a un legale e hanno fatto ricorso al Tar di Milano. Dove ieri il giudice ha dato loro ragione. «I paventati pericoli per la salute dei residenti causati dallo stazionamento dei caravan in assenza di adeguati presidi igienici sono frutto di affermazioni apodittiche contenute nellordinanza e non supportate da alcun effettivo accertamento sanitario», scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza. «Inoltre, la situazione esistente sarebbe stata causata dallo stesso Comune di Gambolò che avrebbe omesso di realizzare il campo nomadi autorizzato». «È infatti vero che il rispetto dei diritti fondamentali della comunità Sinti, consolidati peraltro dal lungo periodo di permanenza nel Comune di Gambolò, deve essere oggetto di attenta ponderazione al fine di giungere a soluzioni equilibrate e proporzionate che contemperino con essi linteresse pubblico. Tuttavia ciò presupporrebbe la sussistenza di un interesse pubblico primario afferente unemergenza sanitaria o di igiene pubblica, oppure la prevenzione o eliminazione di concreti pericoli per la sicurezza urbana, interesse che, nella specie non emerge».
«È una sentenza che non tiene in alcun conto le effettive situazioni dei rom. Sono proprietari di case e nel contempo non vogliono abbandonare la loro condizione di nomadi abusivi - spiega il legale del Comune, Graziano Lissandrin -, faremo sicuramente ricorso al Consiglio di Stato». Impensabile la costruzione di un campo nomadi autorizzato nel comune di Gambolò. «Non abbiamo mai sposato lidea che lintegrazione passi attraverso un campo nomadi - spiega ancora il sindaco Elena Nai -.
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