Roma - Delitto dell’Olgiata: al via il processo. E' stato davvero il domestico filippino, Manuel Winston Reyes, a uccidere la contessa Alberica Filo della Torre in quel lontano 10 luglio del 1991? Nonostante la confessione dell’imputato, "L’ho ammazzata io perché non mi voleva riassumere", all’indomani del suo arresto il 30 marzo scorso, restano ancora mille dubbi su un giallo durato vent’anni.
A cominciare dalle intercettazioni telefoniche inspiegabilmente mai trascritte e che avrebbero messo un punto fermo nelle indagini. Nel settembre del ’91, difatti, Winston Reyes chiedeva a un connazionale se poteva indicargli un ricettatore per un collier e un anello. L’uomo, insomma, chiedeva chiaramente come piazzare gioielli che scottavano. Ma nessuno, all’epoca, ha utilizzato quei nastri, pacificamente allegati agli atti dell’inchiesta. Sul luogo del delitto, poi, appare ancora prima degli inquirenti una strana figura, un amico della contessa, Michele Finocchi, ex funzionario del servizio segreto civile, ricercato per aver sottratto miliardi di lire dalle casse del servizio. La storia si tinge di giallo quando il pm Cesare Martellino scopre conti bancari a nove zeri in banche estere intestati ad Alberica e a suo marito, il costruttore Pietro Mattei. Ma, nonostante le rogatorie internazionali non verrà mai fatta piena luce su quel denaro.
Dal 1996 sul mistero cala il sipario.
Una storia di sangue avvenuta in una delle ville più prestigiose del quartiere residenziale Olgiata, alla periferia nord della capitale. È la mattina del 10 luglio, i coniugi Mattei festeggeranno dieci anni di matrimonio. All’interno dell’abitazione c’è un mucchio di gente per il party della sera: i due domestici, i due figli della contessa, la baby sitter, quattro operai che stanno preparando la festa. A scoprire il corpo della nobildonna nella camera da letto è la cameriera filippina. La contessa è morta strangolata dopo essere stata tramortita con un corpo contundente, uno zoccolo rinvenuto a terra. Mancano gioielli e denaro. Il marito non è in casa.
La prima pista battuta è quella passionale. A uccidere Alberica potrebbe esser stato un amante al termine di una lite. Nessuno dei presenti, però, si sarebbe accorto di nulla. I sospetti cadono su tutti, non escluso il marito. Un giallo mediatico che si trascina per anni. Il pm, a un certo punto, punta il dito su un vicino, Roberto Jacono, figlio dell’ex governante della famiglia Mattei affetto da problemi psichici, e sul cameriere filippino. A inchiodarli sarebbero delle tracce di sangue rilevate sui loro abiti. Gli esami di laboratorio, però, daranno esito negativo. Si ricomincia da zero. Spunta una pista, la più inquietante, che mette in mezzo i servizi segreti. Di cosa era a conoscenza la contessa Filo della Torre tanto da essere eliminata?
Passano gli anni e non si arriva a nessun indagato degno di nota. Pietro Mattei promette 500 milioni di lire a chiunque sia in grado di rivelare elementi utili a rintracciare l’assassino. Niente da fare. Si arriva all’estate 2005: la Procura di Roma presenta la richiesta di archiviazione del fascicolo per "mancata identificazione del responsabile dell’omicidio". Passano due anni, le istanze dell’avvocato Giuseppe Marazzita, legale di Mattei, vengono accolte dal procuratore aggiunto Italo Ormanni e dal pm Nicola Maiorano. Sul registro degli indagati Jacono e Winston Reyes. La svolta sembra arrivare quando gli esperti del Ris dei carabinieri sottopongono a nuove perizie gli indumenti del filippino e del vicino: i loro jeans, una canottiera di raso bianca e un completo intimo indossati dalla vittima nonché lo zoccolo rinvenuto accanto al cadavere. Ma la prova regina in grado di inchiodarli non viene trovata. Nel 2009 il pm Cecilia Demma respinge la seconda richiesta di archiviazione per mancanza di prove e dispone nuove indagini. La svolta arriva solo nel novembre scorso quando Emilia Parisi Halfon, conoscente di Pietro Mattei, consegna ai magistrati un cellulare avuto in regalo dalla contessa.
"La signora aveva dimenticato di aver avuto in dono questo telefonino dal signor Mattei", spiega il suo legale, l’avvocato Marcello Petrelli. Il 29 marzo il filippino viene fermato dai carabinieri per omicidio volontario. Contro di lui l’esame del Dna con le tecniche più avanzate. Due giorni dopo avviene la confessione. "Mi dovevo liberare di un peso che mi portavo dentro dalla mattina del 10 luglio 1991", dirà.
Per i suoi legali, gli avvocati Walter Biscotti e Nicodemo Gentile, difensori nel processo per l’omicidio di Amanda Knox dell’ivoriano Rudy Guede, legali di parte civile del trans trovato morto in via Gradoli, Brenda, nonché difensori della madre di Sarah Scazzi, Winston arriverà al processo sereno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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