Le due regine del calcio italiano al bivio. Inter e Roma, reduci dalla finale di coppa Italia che rimette in ordine i conti (in un anno solare due coppe più una supercoppa dItalia per Spalletti: mica male, però) e provvede a sanare qualche ferita (baci e abbracci in fondo allultima contesa), vanno incontro a una settimana decisiva. LInter deve sciogliere il nodo Mancini complicato a tal punto da rischiare di provocare un piccolo cortocircuito nerazzurro. José Mourinho, il tecnico portoghese esonerato dal Chelsea, è in attesa di una risposta definitiva da Massimo Moratti: prendere o lasciare. Che tra laltro vuol dire provvedere al licenziamento di Mancini e assumere lex allenatore di Abramovich.
Il famoso e atteso colloquio chiarificatore fra Moratti e Mancini non ha ancora una data né una scadenza: il tecnico da oggi è ufficialmente in vacanza. È anche lui in attesa di un segnale, più che di un vertice col presidente. Con Mourinho o con Mancini la differenza non è di poco conto per lInter, oltre che sul piano economico (la liquidazione dellattuale tecnico nerazzurro è costosissima) anche sul piano squisitamente tecnico.
Così è per il destino azionario della Roma. Le lacrime di Rosella Sensi, la decisione di portare «in processione» lultima conquista a casa di Franco Sensi, sono le dimostrazioni di un clima particolare, quasi di cambio della guardia tra la famiglia e il finanziere di origine ungherese Soros. A dispetto delle smentite e dei comunicati, le trattative tra le parti affidate ai rispettivi legali, sono giunte alla svolta decisiva. Anche qui, come nel caso dellInter, prendere o lasciare e questa volta lultima parola spetta a Soros e ai suoi rappresentanti, infastiditi, così si dice, dal tira e molla della famiglia Sensi. Anche le cifre stabilite (283 milioni il valore del pacchetto di maggioranza) non sono suscettibili di variazioni. Al massimo la famiglia Sensi può ritagliarsi un ruolo di traghettatore per garantire la stabilità societaria e tecnica alla squadra e ai suoi tifosi. Anche il mercato della Roma sembra improvvisamente congelato, sottoposto a un inevitabile ripensamento.
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