Dopo il Maxxi, il Macro. Roma acquista spazi di qualità dedicati all'arte contemporanea con la  nuova ala del Museo di arte contemporanea di via Reggio Emilia (ma l'ingresso ora è all'angolo  tra via Nizza e via Cagliari) inaugurata ieri dopo nove anni di gestazione. Fu nel 2001 infatti  che l'architetto francese Odile Decq vinse il concorso internazionale bandito dal Comune di Roma  per una nuova ala del museo che ha dato una nuova vita ai vecchi stabilimenti della Birra  Peroni. Un iter lungo e snervante che lascia qualche traccia nelle parole di una comunque  raggiante Decq: «Sono felice oggi di vedere il museo con cosi tante opere installate, visto che  è da dieci anni che lo vedo solo come un cantiere. E oggi è il giorno in cui lascio il Macro al  sindaco e alla città, sono commossa di potervelo offrire». E ancora: «L'avventura di costruire  un museo è sempre grande per un architetto. E a Roma l'avventura è ancora più grande perché  città di storia e di architetture storiche, ma che da dieci anni si sta lanciando nel  contemporaneo. Vorrei ringraziare Roma, da Rutelli, a Veltroni fino ad Alemanno per la scelta di  voler spingere Roma verso la strada dell'arte contemporanea».
 Il nuovo Macro è frutto di un progetto che trasgredisce l'approccio tradizionale di integrazione  tra vecchio e nuovo in un contesto di carattere storico. In questo caso la nuova ala si  inserisce naturalmente nella parte preesistente e nello stesso tempo ridefinisce l'intera  morfologia e percezione del museo. Le forme dinamiche e sinuose della nuova struttura - vera  opera d'arte contenitore di altre opere d'arte - creano un paesaggio sensuale e luminoso in cui  i diversi linguaggi del contemporaneo trovano il loro spazio naturale. «È importante che un  museo lasci gli artisti liberi di esprimersi e di lavorare», dice la Decq. Che ha puntato su due  colori molto forti, il rosso e il nero. «Il rosso è l'espressione della vita - precisa  l'architetto - la golosità e il nero è la sfida e la prova per gli artisti forti. Quando ho  progettato il museo non pensavo a nessun artista in particolare. Io sono un architetto e voglio  essere neutrale per gli artisti». Entusiasta il sindaco Gianni Alemanno, che ha tagliato il  nastro riconoscendo i meriti delle precedenti amministrazioni: «Attraverso le amministrazioni  che si sono succedute, da Rutelli, a Veltroni, al sottoscritto, si è portata avanti l'idea di  Roma come città aperta al contemporaneo. Roma non si rivolge solo al passato e all'eredità dei  padri, ma vuole dare voce a tutte le forme espressive della creatività contemporanea. Dimostriamo che attraverso l'arte contemporanea possono vivere nuove stagioni della cultura  perché noi siamo qui per guardare al futuro. Roma può a ben diritto essere definita capitale  dell'arte contemporanea, perché tra il Maxxi, il Macro, il Palaexpo, si arriva ad un dei più  vasti circuiti dell'arte che dobbiamo comunicare a tutto il mondo».
 Con la nuova ala, il Macro vanta ora una superficie espositiva triplicata (4350 metri quadri) a  cui si aggiungono nuove aree dedicate ai servizi e al pubblico: una grande terrazza-piazza  («Roma è la città delle piazze, ed era importante che anche questo museo entrasse così a far  parte della vita delle persone, come una piazza, una passeggiata, un luogo da vivere in questo  quartiere Nomentano dove non c'erano grandi piazze pubbliche»), una sala conferenze di un rosso  quasi onirico, un bookshop, un ristorante, uan caffetteria, un'area didattica e un grande  parcheggio, molto importante in una zona di Roma particolarmente congestionata e che servirà  anche i residenti del quartiere. In totale la superficie complessiva è di 19.590 metri quadri.
 Per l'inaugurazione la nuova ala proporrà, nella sala Enel che è una delle più grandi sale  espositive d'Europa, «Are you really sure that a floor can't also be a ceiling?», opera degli  artisti olandesi del duo Bik Van der Pol vincitrice de premio Enel contemporanea 2010: una sorta  di casa-serra piena di piante e popolata di centinaia di spettacolari farfalle, che potrà essere  visitata a turno da poche decine di visitatori e pensata dagli artisti proprio per il Macro.
Roma, ecco la nuova ala del Macro: arte che contiene altra arte
Inaugurati, dopo nove anni dal concorso, i nuovi spazi del museo contemporaneo, progettati dalla francese Odile Decq: «Sono commossa di offrire alla città quest'opera». Superficie triplicata, nuove aree di servizio e per il pubblico, compresa una terrazza-piazza
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