Roma, un’eurofiguraccia: ne prende 5 dal Tottenham

Sarà pure calcio d’agosto, ma l’imbarazzante 5-0 patito dalla Roma ieri pomeriggio sul campo del Tottenham non può che preoccupare anche il più ottimista tifoso giallorosso. Una figuraccia in eurovisione questo pokerissimo rifilato dagli inglesi alla truppa di Spalletti, travolta tecnicamente e atleticamente. Roma che si è presentata in campo senza il portiere titolare Doni e con il «riapparecido» Montella nel ruolo di centravanti, quasi Spalletti volesse mettere alla prova una formazione sperimentale in attesa che arrivino gli agognati (e come annotato al White Hart Lane: necessari) rinforzi. Ma l’umiliazione non è certo figlia soltanto delle assenze: gli uomini di Ramos hanno spinto come forsennati per tutti i 90 minuti di gioco costringendo Mexes e i suoi fratelli ad arrivare sempre secondi sul pallone.
Gli Spurs sono subito andati in vantaggio: neanche tre minuti di gioco e una punizione laterale calciata dal neo acquisto Bentley è finita in rete senza deviazioni e soprattutto senza che il brasiliano Artur riuscisse a intervenire. Due minuti ed ecco il raddoppio: appoggio all’indietro di De Rossi, Bent anticipa Juan e piazza la sfera tra le gambe del portiere giallorosso. Qualche sussulto, niente più, da parte dei romanisti, quasi sempre costretti a lavorare in affanno davanti alle folate degli avversari. Poi, al minuto 46, la doccia fredda prima del thè caldo, col tris di Bentley, pronto a intercettare un passaggio laterale di De Rossi e a infilare l’impaurito Artur con un preciso diagonale. Spalletti nell’intervallo ha cercato di dare una scossa ai suoi: ha chiesto a Panucci (entrato a sostituire Riise) di regalare esperienza e a Okaka (subentrato a Montella) di valere un posto a Trigoria. Macché, la musica non è cambiata di una tonalità, anzi. Il messicano Giovani (scartato dal Barcellona) ha saltato in un amen Mexes e ha offerto a Lennon la palla del 4-0. Poi Bent, non contento della griffe del primo tempo, s’è permesso il lusso di firmare (indisturbato e in maniera fortunosa) il gol finale.
Male nel gioco, la Roma è apparsa nervosa come non mai: Cassetti è stato graziato dal direttore di gara Dowd, dopo una scazzottata con un avversario; e Aquilani s’è fatto cacciare a risultato acquisito per un fallo tanto ingenuo quanto inutile. La Roma di ieri preoccupa davvero e conferma l’ormai cronico gap con le squadre inglesi. Probabilmente non basteranano i correttivi ma deve comunque affrettare i tempi per tesserare Baptista (che «Marca» dà per certo). Poi necessita di un momento di tranquillità, da vivere senza pressioni esterne per le questioni riguardanti il mercato. E - ma forse stiamo chiedendo troppo - deve riavvicinarsi ai tifosi più di quanto non faccia il popolo giallorosso per la sua amata: dimostrando affetto a chi si svena per seguire la squadra ovunque (anche ieri la schiera di romanisti sugli spalti era più che nutrita) farebbe passare in cavalleria i passi falsi come quello di ieri. Non è fantacalcio, ci si può riuscire ad essere più «morbidi» col pubblico.
Prossimo appuntamento giovedì 14, antagonista di turno il Frosinone che, seppur già in palla - così come dimostrato l’altra sera nella sfida col Napoli -, sulla carta vale appena le seconde scelte romaniste.

Rialzare la china, magari con Francesco Totti in campo per qualche minuto (ma non sembra che abbia tutta questa voglia...) , è un obbligo per chi ieri ha trasformato perfino il più acceso dei tifosi giallorossi un melanconico fan di provincia.

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