Roma Finta bancarotta sfruttando Aiazzone: in cella Borsano e Semeraro

Negli anni ’80 il mobilificio Aiazzone, grazie anche allo slogan «provare per credere», era uno dei marchi più conosciuti in Italia. Ora sono finiti in manette tre imprenditori che di quel marchio erano gli attuali utilizzatori. Si tratta di Gianmauro Borsano, già patron del Torino, Renato Semeraro e Giuseppe Gallo. Omesso pagamento delle imposte, bancarotta fraudolenta e per distrazione, a seconda delle posizioni processuali, i reati contestati dai pm di Roma. I provvedimenti hanno riguardato anche il commercialista Marco Adami, finito ai domiciliari, mentre per un avvocato romano, Maurizio Canfora, è stata disposta la sospensione dall’esercizio della professione. Nell’inchiesta, iniziata nel marzo del 2010, sono indagate, in totale, dieci persone. Gli uomini delle Fiamme Gialle hanno provveduto anche ad un sequestro preventivo per un valore di oltre 50 milioni di euro. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti i tre imprenditori arrestati svuotavano sistematicamente le società del Gruppo, tra cui la capofila B&S e la Mete Spa, indebitate con il fisco mediante fittizie cessioni di immobili e di partecipazioni societarie, prelevamenti in contanti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Il terzetto avrebbe quindi fatto confluire la parte attiva delle aziende stesse (dipendenti, rami d’azienda e beni immobili) in nuove società appositamente costituite mentre in una seconda fase cedevano la rappresentanza delle società oramai depauperate ad un cittadino bulgaro che provvedeva al trasferimento delle ditte in Bulgaria con la conseguente cancellazione dal registro delle imprese italiano al fine di scongiurare il procedimento di fallimento.

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