Roma - Alla fine, sulla graticola è finito Roberto Maroni, ministro dell’Interno, colpevole di avere lanciato un allarme, tanto doveroso quanto scontato: al corteo della Fiom-Cgil potrebbero esserci estremisti, quindi il sindacato vigili sulla manifestazione che si terrà oggi a Roma. Maurizio Landini, leader dell’organizzazione delle tute blu Cgil, ormai punto di riferimento della sinistra antagonista, ma anche il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani venerdì avevano risposto: «Tocca a voi bloccare gli infiltrati».
E ieri i giornali di sinistra hanno tirato le conseguenze. Repubblica titolava: «Corteo a rischio incidenti, bufera sull’allarme di Maroni». Il Fatto sparava un sobrio: «Strategia della tensione». E a pagina tre piazzava un articolone - «Maroni soffia sul fuoco» - di Salvatore Cannavò, cronista sindacale del quotidiano di Marco Travaglio, ex parlamentare, esponente della Quarta internazionale e di Sinistra critica, scissione - chiaramente a sinistra - di Rifondazione comunista. Aria anni Settanta sui temi economici al Fatto. Con tanto di appello-vintage ai lettori affinché si impegnino nella vigilanza democratica «contro eventuali provocatori».
Quanto l’allarme di Maroni sia invece preso sul serio lo dimostrano i preparativi della Fiom, che per l’occasione ha organizzato un servizio d’ordine d’altri tempi. E anche la visita al Viminale del segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani. A Maroni il sindacalista ha spiegato che «se fai così alimenti il sospetto che tu voglia lavarti le mani per quello che può accadere o sia pronto a scaricare le tue responsabilità su altri, e questo non va bene». Duro Landini: «Se il ministero ha informazioni diverse, che non riguardano i metalmeccanici ovviamente, è suo compito agire».
Altrettanto duro, ma su posizioni opposte, il segretario della Cisl Raffaele Bonanni. «Maroni sa quello che dice. Una minoranza di scalmanati ritiene di tenere sotto scacco un’organizzazione di milioni di persone». Il riferimento è alle aggressioni contro il sindacato cattolico che anche ieri si sono ripetute: uova contro le sedi di Lecce e Prato, scritte offensive contro Bonanni a Padova e uno striscione critico di fronte alla sede di Cuneo.
Un mondo, quello che sta organizzando le intimidazioni contro la Cisl, che non è estraneo alla manifestazione di oggi. La più eclatante delle dimostrazioni è stata nei giorni scorsi quella alla sede della Cisl nazionale in via Po, bersagliata con uova, vernice, e fumogeni, blitz rivendicato da «Action - Diritti in movimento». Il gruppo della galassia dell’autonomia romana, figura tra i sostenitori della manifestazione della Fiom. Adesione talmente gradita ai metalmeccanici della Cgil, che il sito della Fiom ieri ospitava un intervento video del leader di Action, Andrea Alzetta, detto Tarzan. Contemporaneamente, tanto per non lasciare spazio a dubbi, il sito dello stesso movimento, metteva on line il video delle prove di guerriglia contro il sindacato cattolico. Tutto questo mentre un comunicato del segretario della Fiom Landini tornava a «condannare gli attacchi alle sedi della Cisl, sbagliati e inaccettabili».
Il questore di Roma Francesco Tagliente, ieri ha ribadito che si tratterà di una «manifestazione impegnativa». I centri sociali hanno assicurato che parteciperanno con famiglie e figli e che la manifestazione si svolgerà senza incidenti. Ed effettivamente - visto il livello di attenzione e i riflettori che saranno puntati sul corteo del sindacato che ha detto no all’ad di Fiat Marchionne - l’interesse di organizzatori e sostenitori, a partire dagli autonomi, è fare in modo che tutto vada liscio.
Non c’è invece speranza, che la manifestazione non lasci traccia nel Pd. Se era scontata l’adesione della sinistra antagonista, Italia dei Valori, Beppe Grillo, Sinistra e libertà e Federazione della sinistra, quella di alcuni democratici è stata la vera novità politica. Sfilerà con le tute blu della Cgil il responsabile economico del partito Stefano Fassina, vicino al segretario Pier Luigi Bersani (che non ci sarà) e a Massimo D’Alema. In corteo altri esponenti vicini all’ex premier, compreso Matteo Orfini, considerato un ultra riformista del Pd. Al corteo anche Sergio Cofferati e Ignazio Marino. Non ci sarà Dario Franceschini. Altri hanno marcato le distanze in modo netto. In particolare Beppe Fioroni, che in una intervista alla Stampa ha accusato il segretario: «Non va bene tenere sempre un atteggiamento che può sembrare opportunista, dicendo “non aderisco, ma i miei verranno”».
Le somme le ha tirate il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. La manifestazione «sarà soprattutto una prova per il Partito democratico. A noi sembra di capire che essa è autonoma dal Pd, ma è il Pd che non è autonomo da questa manifestazione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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