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A Roma il G8 degli chef: i cuochi dei Grandi studiano la cucina del Belpaese

Sono i direttori d'orchestra delle cucine dei capi di Stato più potenti del mondo, da Nicolas Sarkozy a Barack Obama: si incontrano tutti a Roma e ad Assisi per aggiornarsi sui segreti della gastronomia tricolore

Discrezione, fantasia e tanta diplomazia. Sono questi le caratteristiche dei cuochi dei Capi di Stato e dei primi ministri di tutto il mondo che, per la prima volta, si ritrovano oggi in Italia e per la precisione a Roma. Ogni anno infatti toccano un paese diverso per imparare usi e costumi dell'enogastronomia locale, in modo da allargare gli orizzonti culinari (l'anno prossimo toccherà ad Hong Kong). Nella Capitale italiana, l'associazione del «Club Chef des Chefs», nata nel 1977 per merito di Gilles Bragard, ideatore della giacca «Grand chef» simbolo dell'alta gastronomia, domani verrà ricevuta dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per poi spostarsi tra Assisi, Firenze e Modena.
Sono in 25 gli chef pronti a prendere appunti: assente giustificata solo la cuoca della Casa Bianca, unica donna insieme alla finlandese. Promotori dell'evento sono i due chef del Quirinale, Fabrizio Boca e Massimo Sprega, da 16 anni nel Palazzo, secondo i quali il vero cuoco si vede dalle cose più semplici. «Spume e spumette - ha detto Boca - passano di moda, un piatto di spaghetti al pomodoro no».
Se i piatti preferiti nelle tavole del potere sono top secret, qualche indiscrezione trapela sui gusti dei Grandi. Christian Garcia, presidente del Club, è ai fornelli del Principe di Monaco, «un buongustaio», si lascia scappare, a cui piace il pesce della riviera, in particolare il branzino, accompagnato da un soufflè di lattuga, mentre frutta e verdura di stagione vengono rigorosamente dall' orto della residenza estiva.
In Russia, al francese Jerome Rigaud sono affidati i pranzi ufficiali del Cremlino ispirati a uno stile europeo più che mediterraneo perché, spiega, «cucinare la pasta per 300-400 persone, non è certo un'impresa facile». In Finlandia Sirka Ruottinen punta a una cucina internazionale, fedele alla tradizione, mentre in Francia Bernard Vaussion conferma che alla coppia Sarkò-Bruni piace una cucina leggera, semplice, che prevede pollo ben arrostito e che Carla spesso strizza l'occhio ai piatti di stile med, non dimenticando le sue origini. Il tedesco Ulrich Kerz invece sembra poco incline al «made in Italy», puntando quasi esclusivamente a prodotti e ricette locali, ma forse alla fine del tour avrà cambiato idea.
Per l'organizzazione di questo «G8 dei cuochi» nella tappa di Assisi è stato chiamato lo chef Alviero Bigi, presidente dell'Unione regionale cuochi Umbria e membro del Consiglio nazionale della Federazione italiana cuochi, che ha voluto accanto a sé alcuni dei più promettenti giovani chef della regione, associati alla Federazione italiana cuochi (Fic) e alla Unione regionale cuochi, che lo aiuteranno nella realizzazione del menu, caratterizzato da piatti esclusivamente umbri. «È un'occasione importante per dare risalto all'immagine della nostra regione - ha sostenuto - e al grande patrimonio enogastronomico che possiede: genuinità e tradizione devono essere la base di ricette prelibate che sappiano recuperare il passato e guardare, nel contempo, alla cucina del domani.

La creatività deve sempre abbracciare la storia per continuare a evolvere e a stupire: questo deve fare la cucina, contribuire alla diffusione della immagine del proprio territorio e delle sue ricchezze».

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