Roma-Lazio, botte e una moneta a Paparesta

Mancini e Nonda nel finale sfiorano il gol-vittoria per i giallorossi

Marcello Di Dio

da Roma

Diciamolo subito, non è stato un bel derby. Certo, non brutto come quello del 15 maggio scorso, anche se alla fine il risultato è sempre di parità. Così il gesto più bello della serata resta il festeggiamento di Francesco Totti dopo il gol che alla fine non sarà però decisivo. Il capitano giallorosso non esulta, saggiamente, sotto la curva laziale come aveva promesso alla vigilia ai tifosi accorsi a Trigoria. Opta invece per un’esultanza a tema. La moglie è in tribuna con il pancione e lui la imita, mettendosi un pallone sotto la maglia. Ilary Blasi sorride in tribuna divertita dal fuori programma, che si conclude con un parto mimato e i compagni a festeggiare il figlio ormai in arrivo, ma anche con un bacio inviato verso l’amata.
È l’immagine migliore del solito derby giocato con il solito agonismo. Il furore non manca e questo va a scapito dello spettacolo, ma la Roma deve farsi perdonare l’avvio di stagione inferiore alle aspettative, mentre la Lazio, forte di cinque punti di vantaggio (come nel 2000, anno dell’ultimo scudetto) può gestire meglio il match e vuole dimostrare a Montella che non è una squadra più scarsa di quella dei cugini.
Angelo Peruzzi si fa male nel riscaldamento (problemi a un ginocchio) e viene a mancare in extremis uno dei possibili protagonisti del derby. Tocca così al veterano Ballotta difendere i pali della porta laziale. Il portiere emiliano, già il calciatore più anziano del campionato (41 anni, 6 mesi e 20 giorni), ottiene anche il record di longevità in campo, superando niente meno che Dino Zoff che ha smesso di giocare a 41 anni e 3 mesi.
Anche la Roma, ma per semplice turn-over, cambia il suo numero uno: tra i pali va il brasiliano Doni, titolare nella serata di Coppa a Tromsoe, che sabato ha spento 26 candeline. Quasi un regalo da parte di Spalletti che nella conferenza stampa della vigilia aveva fatto intendere di poter dare fiducia all’estremo difensore sudamericano. I giallorossi ripropongono Montella al centro dell’attacco e confermano Cufrè come quarto in difesa a sinistra dopo il gol decisivo segnato in Norvegia.
La partita è un duello giocato soprattutto in mediana, dove i calci e gli interventi rudi prevalgono sul calcio giocato. Delio Rossi sceglie Firmani a centrocampo per tamponare Totti, il risultato è però negativo visto che il dieci della Roma gli sfugge nell’occasione del gol e inoltre in un contrasto a centrocampo rischia di far male seriamente a Perrotta. La Roma fa la partita, riuscendo però a finalizzare solo al 40’, grazie alla bella triangolazione Taddei-Totti che porta l’ex Pupone al gol con Ballotta sorpreso dalla velocità dell’azione. La sfida sembra tendere verso il giallorosso, mentre Di Canio, in settimana stranamente diplomatico, schiuma rabbia da tutti i pori. La Roma, però, si ferma nella ripresa, nella quale il gioco è ancora più assente. Così la Lazio, quasi casualmente, trova il pari: cross di Cesar, Rocchi anticipa nettamente Chivu e infila Doni, mai seriamente impegnato fino a quel momento. L’attaccante ex Empoli si mette le mani alle orecchie per ascoltare l’urlo della Nord, dove c’è anche Long John Chinaglia, Di Canio con il dito indice indica alla Sud di stare in silenzio.

Il derby finisce qui, anche se Mancini e Nonda (schierato nel finale al posto dell’ancora evanescente Montella) hanno due occasioni importanti per la vittoria; purtroppo, qualche attimo di paura per l’ottimo arbitro Paparesta, colpito al naso da una monetina (e il pensiero va subito ai fattacci accaduti con l’arbitro Frisk). Resta un episodio isolato, si continua, il pari è scritto. Di fatto può far festa solo la Lazio.

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