Roma

Roma, necessità e virtù ma la chiave resta Totti

Visti i pochi soldi non si poteva far di più Pizarro e Vucinic due ottimi colpi ma manca qualcosa tra i rincalzi in difesa

Il mercato. È stata una campagna tutto sommato buona quella della Roma, decisa sia in entrata sia in uscita nella parte finale, dopo una lunga stagnazione che ha irritato i tifosi. I quali possono lagnarsi solo se confrontano i nomi arrivati con le tante illusioni alimentate da radio-mercato: da quelle più ambiziose (Buffon, Trezeguet, Tevez) a quelle più abbordabili (Iaquinta, Semioli). Ma i bilanci e le logiche di mercato sono stringenti. Per cui alla fine le star Pizarro e Vucinic, giunte al termine di lunghi corteggiamenti con tanto di periodici abbandoni, gli affidabili Martinez, Cassetti e Tonetto, le incognite Faty e Defendi, oltre al ritorno non proprio desiderato di Ferrari e Zotti, possono costituire un buon bottino. In uscita tanti nomi, pochi che meritano un rimpianto: diciamo Dacourt, che a Roma è vissuto di luci e ombre; Cufrè, per la grinta e per l’affetto dei tifosi; Bovo, a cui la società ha rinunciato troppo frettolosamente; e Alvarez, che poteva ancora essere utile. Diverso il discorso per lo «spagnolo» Tommasi, che ha fatto una scelta di vita e che sarà rimpianto più per essere il terzultimo degli scudettati rimasti e per il suo spessore umano. Quanto a Mido, Nonda e Kuffour, tutti potenziali campioni, Roma di loro non ha certo conosciuto il meglio. Semmai qualche reparto avrebbe meritato un’ulteriore sfoltita. Voto: 7-
La rosa. È abbastanza completa e competitiva. Certo, qualche casella appare più scoperta di altre: sarebbe servito un esterno sinistro difensivo e forse anche un centrale alternativo a Mexes-Chivu (che il Dio del pallone li abbia in grazia). E anche nel reparto portieri la quantità di tesserati non garantisce qualità. Diciamo che gli undici teorici titolari non sono molto lontani da Inter e Milan (e probabilmente superiori a Fiorentina, Sampdoria e Palermo) ma la differenza rischiano di farle le riserve. Quando infortuni e squalifiche si faranno sentire, le milanesi hanno molte marce in più: vuoi mettere avere in panchina Crespo o Okaka? Voto: 7
La scommessa. Quella che la squadra di Spalletti riesca a mostrare per tutto l’anno le doti che la scorsa stagione la resero incantevole solo per tre mesi: gioco, organizzazione, cuore, rabbia, corsa. Di sicuro la Roma per stare al passo delle milanesi (sì, anche del Milan penalizzato e indebolito) deve contare su qualche moltiplicatore da «provinciale».
Gli obiettivi. Lo scudetto appare francamente fuori portata, malgrado qualcuno alimenti false speranze con una lettura «aritmetica» della griglia di partenza. Il fatto che la Roma sia appena dietro l’Inter in pole position è frutto di fortuite circostanze che nulla hanno a che vedere con lo spessore tecnico. Come confermano il secondo tempo e i supplementari di Supercoppa dopo lo scintillante primo tempo. Certo, con la Juventus in B e Milan, Fiorentina e Lazio variamente penalizzati, l’obiettivo Champions (presumibilmente da terza o quarta) è nello stesso tempo il minimo e il massimo. Molto dipenderà dagli infortuni e dalla sorte: se lasceranno in pace i giallorossi e soprattutto i giocatori chiave e senza alternative all’altezza (diciamo Totti, Mancini e tutta la difesa titolare) sognare qualcosa di più sarà anche possibile. Stesso discorso per l’Europa: passare la fase a gironi, anche alla luce del sorteggio, è obiettivo alla portata.

Ma la Roma non sembra attrezzata per andare molto oltre.

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