Roma non ha il «parco naturale» del Bisagno

Roma non ha il «parco naturale» del Bisagno

Caro Giornale, volevo - attraverso la rubrica genovese delle lettere - rivolgere un sincero ringraziamento al sindaco di Genova Giuseppe Pericu ed alla Sua Giunta comunale per avere permesso la realizzazione di un meraviglioso Parco naturale nella nostra città.
Parlo del greto del torrente Bisagno, che da via Canevari a Struppa presenta una flora copiosa e a tratti fittissima, ed è abitato da una considerevole fauna di animali «simpatici». Parlo di qualche germano reale, di un ben più consistente numero di pasciuti ratti o topi o roditori che dir si voglia, di molti piccioni e persino di «simpatici» cinghiali che talvolta scendono a valle, forse per apprezzare anch'essi la natura selvaggia del greto del fiume.
Lodevole, lo voglio sottolineare, è anche la decisione di rendere visibile a tutti - gratuitamente - questo «spettacolo», che permette di «toccare con mano» come il sindaco Pericu e la Sua Giunta comunale siano davvero sensibili al tema della natura.
Probabilmente mi è sfuggita, ma la volontà di realizzare un Parco naturale nel greto di un fiume - in piena città - è un'iniziativa che si riallaccia alle manifestazioni di Genova 2004 - Capitale della Cultura, perchè credo che uno «spettacolo» come quello che offre attualmente il greto del fiume Bisagno dimostrino sensibilità e cultura ecologica da parte dei nostri Amministratori comunali.
Vivendo 4 giorni alla settimana a Roma per lavoro, ho avuto modo di constatare e apprezzare la pulizia periodica che viene fatta lungo il percorso del fiume Tevere: loro non hanno problemi di alluvioni e di eventuali straripamenti del Tevere, ma il greto del fiume lo puliscono periodicamente e con molto scrupolo.
Che fessi (e mi si scusi il termine...).
Volete mettere il creare un bel Parco naturale in pieno centro città, che anzi la attraversa per buon parte?
Forse dovrei scrivere una lettera al sindaco di Roma Valter Veltroni per raccontargli l'esperienza genovese del Bisagno e l'iniziativa del suo collega Pericu.
Chissà che l'esempio di Genova non lo illumini e non lo convinca a «ripensare» il destino del greto del Tevere...
Spero che questa mia venga pubblicata nella Rubrica genovese delle Lettere de Il Giornale. Cordialissimi saluti.

Caro Martinelli, quella del parco naturale del Bisagno potrebbe proprio essere la vera spiegazione, visto a cosa si sono ridotti alcuni parchi naturali, di quelli veri. Di quelli dove la natura si fa spazio senza controllo. Così, dopo i parchi montani e quelli marini, a Genova avremmo il primo parco fluviale. Tra i cinghiali che devastano le colture e i topi che fuoriescono dai tombini, attacando germani reali o essere umani, in fondo che differenza ci sarebbe? L’importante è trattarli bene, non fare loro del male. Poi se anziché con un incendio devastante si dovessero fare i conti con un’alluvione assassina, ci sarebbe sempre la possibilità di battere cassa al governo.
Sì, perché scommettiamo che se ci si domanda il perché del mancato intervento sul Bisagno, in Comune ci sarebbe qualcuno pronto a dire che è colpa della Finanziaria che taglia le risorse agli enti locali? Come per il riscaldamento che non va negli asili comunali: la nuova legge di bilancio non è neppure stata presentata in commissione che già Tursi risponde ai genitori che le aule fredde sono colpa di Berlusconi. Il quale, tra l’altro, deve essere riuscito a far approvare la Finanziaria nel corso di una misteriosa nottata, visto che proprio sul Bisagno i lavori si sono misteriosamente interrotti. Basta andare sul ponte di Sant’Agata.

Volgendo lo sguardo a valle si nota tutto pulito, tutto perfetto, si possono persino contare i piccoli ciotoli rimastri sul greto. A girarsi verso monte sembra invece di immergersi in una foresta pluviale. Anche questo, a Roma non ce l’hanno. Noi sì.
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