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A Roma più avvocati che in tutta la Francia

da Roma

I tempi della giustizia sono eccessivi, al punto che essa si trova «prossima a un punto di non ritorno», e le prescrizioni dei procedimenti in costante aumento. Una situazione, quella del distretto di Roma, che mette a dura prova i magistrati e a disagio i cittadini, le cui istanze di giustizia non trovano facilmente risposta. Ma a quanto pare c’è una categoria a cui tutto questo sfacelo giova, quella degli avvocati, sempre più numerosi. A Roma quelli iscritti all’ordine sono «tanti quanti l’intera Francia».
Un «numero abnorme» - scrive il presidente reggente della Corte d’appello di Roma Claudio Fancelli nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario - che può «inconsapevolmente determinare il rischio di un incremento del ricorso dei cittadini alla giurisdizione e quindi, stante la carenza di risorse strutturali, un allungamento dei tempi processuali». L’offerta di legali a Roma sarebbe dunque tale da spingere il cittadino a chiedere giustizia anche in casi in cui avrebbe lasciato correre, magari per timore dei costi.
Ma i difensori romani non ci stanno. Dicono che il paragone non regge, perché in Francia con la parola avvocati si indicano soltanto quei professionisti che possono andare davanti alla Corte suprema, gli altri sono procuratori. E poi, come spiega Livia Rossi, consigliere dell’Ordine degli avvocati di Roma, ormai la professione forense rappresenta per molti giovani l’unica risorsa, avendo come canale di accesso un esame libero, senza limitazioni. E difatti anche il presidente Fancelli ricorda che l’enorme afflusso di aspiranti avvocati agli esami di abilitazione e il conseguente «moltiplicarsi delle sottocommissioni di esame da istituire (recentemente a Roma ben 23 con l’impiego di 92 magistrati), assorbe il lavoro di un numero sempre crescente di giudici, le cui energie vengono così sottratte all’attività istituzionale».
I tempi della giustizia così si dilatano e cresce nella gente la «sensazione di ineffettività della pena». Al punto che, ed è lo stesso magistrato a sottolinearlo, «la delinquenza a tutti i livelli trova conveniente dal punto di vista giuridico operare nel nostro Paese, attesa la scarsa efficacia della legge penale». Ecco dunque lievitare soprattutto i reati commessi da cittadini stranieri, «in particolare extracomunitari, spesso clandestini, facile preda delle organizzazioni criminali nelle quali vengono prontamente arruolati». Si dedicano per lo più ai furti, allo spaccio, alla prostituzione, ma anche a crimini più gravi come la tratta di donne e di minori.

E viene segnalato un picco anche della delinquenza minorile straniera: più del 50% dei minori denunciati sono stranieri, e di questi il 44,83% per cento è di origine slava.

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