Roma - Il Gaypride non passerà da piazza San Giovanni. Lo denuncia in una nota il circolo di cultura omosessuale
Mario Mieli, organizzatore del RomaPride 2009, a nome di un
coordinamento di più di 30 associazioni omosessuali e transessuali
di tutta Italia, spiegando di esservi visto negare Piazza San Giovanni
dalla questura di Roma per la tradizionale parata di giugno,
quest’anno fissata per sabato 13. "Questo luogo di arrivo - sottolinea il circolo - è legato a due dei
soli sei percorsi previsti nel protocollo del 2009 per lo svolgimento
delle manifestazioni" voluto dal Campidoglio.
La processione per Sant'Antonio "La motivazione del
rifiuto - spiega - è la presenza di una processione rionale in onore di
Sant`Antonio". Il circolo ha quindi chiesto "medesime strade e
piazza anche per il 20 giugno, disposto ad uno spostamento della
data pur di ottenere un percorso coerente con una manifestazione
che ormai da tre anni porta nelle strade più di 200mila persone.
Anche per questa data è stato opposto un diniego, motivato da una
serie non precisata di manifestazioni religiose a partire dal 20
giugno per la preparazione della festa di San Giovanni Battista".
A quel punto il Mario Mieli ha evitato di chiedere date successive, "spinto a immaginare ancor più insormontabili ostacoli per la
successiva festa di San Pietro e Paolo, patroni di Roma".
"Alternative mortificanti" La
questura ha invitato gli organizzatori a scegliere uno dei tre percorsi
rimasti. Anche quello che passa per piazza del Popolo è stato infatti
escluso, essendo inadatto per una parata imponente e fornita di
carri come il RomaPride. Il Mieli ha rifiutato le alternative, "mortificanti e totalmente impossibili - spiega - viste la estrema
brevità dei percorsi e la limitatezza degli spazi di arrivo, e denuncia
la situazione paradossale, chiamando anche in causa direttamente il
sindaco Alemanno, responsabile del famoso protocollo".
«Per il secondo anno consecutivo - sottolinea il circolo - un
incredibile susseguirsi di eventi religiosi prolificano in piazza San
Giovanni per un mese intero, chiamati in causa a impedire al
RomaPride l`utilizzo dell`unica grande piazza capace di accogliere
una manifestazione così significativa, cospicua, di rilevanza
nazionale e che non accoglie più soltanto gay, lesbiche e
transessuali. La pretestuosità ormai è evidente, la discriminazione
pure. Rifiutiamo inoltre decisamente e con sdegno la
contrapposizione tra fedeli e il RomaPride, addotta come pericolo di
turbative".
"Incontro urgente con Alemanno" Registriamo inoltre - prosegue - come il protocollo comunale sia
in effetti un insieme di false alternative, poiché per i grandi eventi
sono previsti o piazze incapaci di accoglierli, o luoghi rifiutabili per
interi mesi con identiche giustificazioni, a volte risibili. Una carta
straccia pronta a colpire tutti i cittadini non solo romani, limitandone
la libertà di manifestazione garantita dalla Costituzione".
Il circolo chiede ora un urgente incontro ad Alemanno, "affinché
sbrogli le incongruenze di un regolamento da lui fortemente voluto e
affinché si spenda, da sindaco di tutti, a vagliare e fare da
intermediario sulle reali cause ostative poste al RomaPride.
Ricordiamo inoltre che nel 2007, sotto l`amministrazione di Veltroni,
il RomaPride si è concluso a San Giovanni felicemente e senza
nessun problema di sorta.
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