Dopo la Vigna Barberini e le Arcate Severiane, un nuovo tassello si aggiunge alla fruibilità della Roma imperiale. È quello rappresentato dal tempio di Venere, che riapre i battenti al pubblico dopo un restauro durato, fra continue interruzioni, 26 anni. Realizzato dall'imperatore Adriano dove sorgeva l'atrio della mastodontica Domus Aurea neroniana - con tanto di relativo colosso che poi avrebbe dato origine al soprannome dell'Anfiteatro Flavio - e poi modificato dopo un incendio da Massenzio, coi suoi 145 metri di lunghezza e 100 di larghezza era il più grande tempio conosciuto dell'antica Roma. Sarà finalmente inserito nel percorso di visita del Foro romano senza aggravi nel costo del biglietto.
Fino agli anni Settanta, l'area su cui sorge l'edifico era degradata e la piazzetta antistante era perfino divenuta un parcheggio per auto vista Colosseo. Di qui la decisione, nel 1984, di intervenire. Ma per portare a termine un lavoro che avrebbe richiesto al massimo qualche anno, a causa della mancanza di finanziamento e di una duplice competenza sulla struttura (al Campidoglio la cella, allo Stato la parte restante) c'è voluto un quarto di secolo. Con gli interventi della Soprintendenza, accelerati dopo il commissariamento dell'area archeologica centrale, sono state consolidate le situazioni di maggior rischio, dalle infiltrazioni d'acqua alla ricucitura delle lastre in marmo che ornavano le celle, dal podio agli stucchi delle due semicalotte della copertura, oltre a numerosi «ritocchi» su tutte le strutture del tempio.
«Un'altra parte dell'area archeologica centrale viene restituita alla città con una veste adeguata», commenta la soprintendente ai Beni archeologici di Roma, Anna Maria Moretti, presentando alla stampa il restauro. Rivendica il successo di un «programma di tutela integrato» che concilia fruizione e salvaguardia il commissario Roberto Cecchi: «Questo intervento si colloca in un programma che segue tappe prefissate e prevede un sistema di controllo continuo su una serie di edifici per mettere in opera quella manutenzione ordinaria programmata che è alla base della tutela del patrimonio». «A dispetto delle maliziose critiche dell'opposizione, che accusa il governo di non preoccuparsi di cultura - dichiara il sottosegretario Francesco Giro - proseguiamo il risanamento di aree molto dissestate e abbandonate dai governo di qualsiasi colore».
Per quanto riguarda l'illuminazione notturna, invece, dopo l'approvazione del progetto sarà presto reso pubblico il bando di gara
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