Roma - Urla, grida, una pioggia di fischi più fitta di quella vera che bagna questa grigia mattina romana di maggio. La rabbia è quasi pari al dolore tra la gente che affolla il sagrato della chiesa di Santa Felicita e figli martiri, nel quartiere di Fidene, a Roma.
Tantissimi hanno voluto essere qui per dare l’ultimo saluto a Vanessa Russo, la ragazza 23enne uccisa venerdì scorso con un colpo d’ombrello da Doina Matei, una giovane prostituta romena, al termine di una banale lite in metropolitana. E se l’arrivo del feretro è stato salutato da applausi e commozione, prevale la rabbia quando entrano in chiesa i rappresentanti delle istituzioni. Assente il sindaco Walter Veltroni (in Malawi con gli studenti delle scuole romane, ma a lui si rivolge la donna che reclama «meno feste e più controlli a Roma» alla fine della cerimonia), ci sono il presidente della regione Lazio Piero Marrazzo, il vicesindaco Mariapia Garavaglia e alcuni assessori comunali.
Proprio all’arrivo di Marrazzo esplode la contestazione: contro gli immigrati, contro i politici locali, contro il governo, contro tutti. Qualcuno applaude il governatore appena lo riconosce, ma subito dopo la folla lo fischia. «Vergogna, vergogna», urlano in tanti. «Fanno i padroni e non pagano, e lo Stato li difende», grida una donna. «Basta prostitute, rivogliamo Roma come era venti anni fa», alza la voce qualcun altro.
Un gruppo scandisce «assassini, assassini» e chiede di «rispedirli tutti a casa loro». Gli «stranieri», romeni in testa, sono nel mirino, la ragione cede il passo all’emotività: «Non puoi uscire per strada che rischi che t’ammazzano, mandateli via da Roma», strilla una donna all’ingresso della chiesa, e un’altra grida dietro a Marrazzo «ecco i servizi che ci date», mentre tanti chiedono «ergastolo per quelle bestie».
In chiesa comincia il rito funebre, officiato dal parroco, don Eusebio Mosca, che ricorda come la famiglia Russo voglia «giustizia e non vendetta». Ma fuori la rabbia per questa morte incredibile continua a montare, e la richiesta di legalità prende le forme di una protesta contro le politiche sull’immigrazione. «Gli assassini negli altri Paesi stanno in carcere, da noi no», commenta un ragazzo che evoca la pena di morte pur smentendo che ci sia voglia di vendetta: «Vogliamo solo giustizia, vedremo». Un signore dai capelli bianchi se la prende con Veltroni «che se ne sta in Africa mentre qui la Salaria è piena di prostitute e i nostri figli non possono nemmeno viaggiare sicuri sui mezzi pubblici». Un altro associa la morte di Vanessa a quella dei quattro ragazzi investiti e uccisi da un rom ubriaco ad Appignano qualche giorno fa. E il clima di esasperazione arriva fin dentro la chiesa. Don Eusebio legge un telegramma di don Cristian, l’ex parroco, che si conclude invitando al perdono, ma dai banchi si alza un «mai, mai». Un applauso fragoroso accoglie il feretro all’uscita dalla chiesa, insieme a cori per Vanessa, per la mamma e per il fratello, Simone. Federico, il fidanzato di Vanessa, si china sulla bara e promette giustizia, prima che il carro funebre esca dal sagrato accompagnato dal lungo applauso di Fidene.
«Quando c’è dolore dei cittadini bisogna saperlo assorbire, e saper anche assorbire la loro rabbia, se si è politici coscienziosi», ammette Marrazzo lasciando la parrocchia. Aggiungendo però che quella rabbia bisogna poi «metabolizzarla per evitare che possa prendere strade che non possiamo accettare». Strade indicate con chiarezza dagli strali che hanno accolto l’arrivo in chiesa del presidente della regione, «parole che non possiamo condividere - sospira Marrazzo - perché i romeni sono cittadini dell’Europa», pur ammettendo che «l’immigrazione porta con sé anche frange di violenza e criminalità, che vanno governate». Dalla Garavaglia arriva un invito alla coesione e alla solidarietà: «Bisogna pensare tutti di essere solidali quando succede qualsiasi cosa per strada, in metropolitana, davanti a una chiesa.
Che tutti agiscano. Così, siamo tutti più difesi. Il messaggio che viene da Vanessa è questo». Più pragmatico il lapidario commento dell’assessore capitolino alla sicurezza, Jean Leonard Touadì: «Confido nella magistratura».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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