Roma riconosce Pristina E la Serbia richiama subito l’ambasciatore

da Roma

Nello stesso giorno in cui a Belgrado si teneva la gigantesca manifestazione di protesta contro la dichiarazione unilaterale di indipendenza degli albanesi del Kosovo, il governo italiano si riuniva per riconoscere il nuovo ministato balcanico, che per Mosca e altre capitali europee resta una provincia della Serbia.
L’annuncio del sì di Roma al neonato Paese è stato dato dal presidente del Consiglio Romano Prodi e dal ministro degli Esteri Massimo D’Alema, membri di un esecutivo a fine corsa. L’unico no nel Consiglio dei ministri è giunto da Paolo Ferrero, di Rifondazione comunista, titolare della Solidarietà sociale. Posizioni divergenti anche nell’opposizione: favorevoli al riconoscimento Forza Italia e Alleanza Nazionale, contraria la Lega.
«Come già diversi Paesi hanno fatto e altri si accingono a fare, anche l’Italia riconosce il Kosovo. È nota la posizione del governo italiano, che adesso - ha detto D’Alema - si formalizza in una mia lettera alle autorità kosovare che prende atto e che annuncia che, sulla base della Convenzione di Vienna, noi stabiliamo con il Kosovo normali relazioni con la nomina di un incaricato di affari, in attesa che possa essere successivamente nominato un incaricato di affari».
Dopo averla schiaffeggiata, Prodi tende la mano a Belgrado. «L’Italia - ha dichiarato - è sempre stata vicina alla Serbia». Ha quindi ricordato di avere telefonato al presidente serbo Boris Tadic. «La nostra - ha precisato - è stata una conversazione tra rappresentanti di Paesi amici». L’asserita amicizia italo-serba viene ribadita in una lettera inviata a Tadic dal presidente Giorgio Napolitano.
Come annunciato, e come inevitabile, la Serbia ha richiamato il proprio ambasciatore, la signora Sanda Raskovic-Ivic, che oggi presenterà alla Farnesina la nota di protesta del suo governo. Poi, tornerà in patria per consultazioni. Siamo tristi, delusi e sorpresi. Ci sentiamo traditi dall’Ue, ma anche dall’Italia, perché ci è sempre stata amica. Tutto il male che viene dagli amici si accetta con grande dolore».
Del distacco del Kosovo dalla Serbia ha parlato ieri con il Papa l’ambasciatore di Belgrado presso il Vaticano, Viadeta Jankovic. «Siamo di fronte a un’ingiustizia», ha detto il diplomatico. Il pontefice non ha preso posizione, invitando «tutte le parti interessate ad agire con prudenza e moderazione e a cercare una soluzione che favorisca il reciproco rispetto e la riconciliazione». Per il momento la Santa Sede non riconosce il Kosovo.


La Farnesina invita i connazionali a non recarsi in Serbia, dove «potrebbero determinarsi situazioni di forte tensione». «Si consiglia inoltre - aggiunge il comunicato - di evitare viaggi non necessari nelle regioni a sud della Serbia, al confine con il Kosovo, ed in particolare nelle zone di Presevo, Bujanovac e Medvedija».

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