«Durante il processo di una performance utilizzo al massimo la possibilità concreta di imparare dallesperienza personale. Ma è solo alla fine di unazione che finalmente capisco cosa ho fatto e ho espresso». Parole di Zhang Huan, lartista cinese che nella giornata di ieri si è prodotto in un avvenimento piuttosto straordinario.
Il campo dazione è di suggestiva bellezza. Il Campidoglio, allinterno dei Musei capitolini, nel cortile del Palazzo Nuovo, sede della collezione di sculture antiche dei musei. Commistione tra antico e moderno, in un certo senso anche tra sacro e profano.
Lartista ha fatto realizzare una pedana, collocata al centro del cortile stesso, strumento utile per buona parte della performance. Che inizia con lingresso di Zhang, il quale si produce in una serie di mosse dellantica tecnica del tai ji quan, nel cortile stesso, là dove si trova la colossale statua cosiddetta di Marforio, accompagnato da un intenso sottofondo musicale. Zhang si sposta poi fin sopra la pedana, dove comincia a fare enormi, quanto effimere bolle di sapone. Lazione prosegue con lingresso di una ventina di uomini e donne, volontari pronti a farsi «educare lentamente dallartista» come spiega il curatore della manifestazione, Gianluca Marziani. I volontari cominciano a prodursi in una serie di movimenti, poi gli uomini si sdraiano e si lasciano «calpestare» dalle donne, poi si rialzano e comincia la parte più interessante, conclusiva. Che racchiude anche il messaggio dellartista. La costruzione di una scultura vivente, con i corpi che si sovrappongono in una sorta di torre di Babele. Una torre organica, di corpi avvinghiati e che sembra abbiano bisogno del contatto per riconoscersi. La conclusione è singolare, con tre schiaffi di una delle donne allartista che, per nulla infastidito, esce di scena con lei. Tra il poetico e il metafisico, il lavoro cerca di raccontare con gesti, musica e sacralità, unidea di energia di pochi che diventa, infine, e lentamente, di tutti.
Informazioni su «My Rome», il progetto: www.zhanghuan.
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