Animali imprigionati in gabbie minuscole salvati dalla Asl

Nel 2016 i veterinari della Asl avevano trovato un migliaio di animali ammassati in gabbie troppo piccole e denutriti. Chi voleva venderli è ora sotto processo

Foto d'archivio (wikipedia)
Foto d'archivio (wikipedia)

C’erano gli animali più disparati: pappagalli, criceti, tartarughe, maiali, conigli, polli e anche canarini, tutti imprigionati in gabbie soffocanti e piccolissime. Perfino un alto numero di germani reali. Alla fine sono state contate mille bestiole vive, decine quelle morte, tutte ammassate in recinti minuscoli, senza acqua né cibo, con un caldo terribile. Inoltre, come riportato dal Corriere della sera, questi esemplari erano anche a stretto contatto con uno spesso strato di guano che ha senza dubbio favorito la germinazione di virus, come per esempio la sifilide e la pasteurellosi.

L'intervento dei veterinari

Per mesi questi animali hanno vissuto all’interno dei capannoni dell'allevamento in via di Porta Medaglia, zona Laurentino, gestito da Domenico Ludovici, che adesso si trova sotto processo con l'accusa di maltrattamento di animali. È stato il servizio veterinario della Asl a liberarli il 25 novembre del 2016 dalla prigionia. In quella occasione gli operatori avevano dovuto indossare delle tute bianche speciali per difendersi dalle esposizioni chimiche. Per intenderci, le stesse che abbiamo poi conosciuto tutti durante l’emergenza Covid-19. In seguito all’intervento, il Comune aveva dovuto bonificare tutta la zona interessata, in modo da evitare la diffusione di virus e malattie.

Secondo quanto emerso, lo scopo dell’allevamento sarebbe stato il commercio di tutte quelle specie, alcune anche protette, come certi pappagalli e i germani reali. Per questo motivo Ludovici è stato anche accusato di aver violato la legge che disciplina il commercio di animali di specie protette. Dall’operazione risalente al 2016 parte tutto, visto che l’imputato avrebbe commesso reati simili anche nel 2017 presso la sua abitazione.

La ditta non esisteva

Nel 2014 l’uomo aveva chiesto alla Asl il permesso di poter trasportare animali vivi per venderli. Aveva fatto questo lavoro da sempre, ma a causa di un fallimento nel 2008, non avrebbe più potuto svolgerlo. Secondo l’accusa, all’interno della documentazione che era stata depositata alla Asl ci sarebbe un elemento non veritiero: l'imputato aveva asserito di essere il rappresentante legale della ditta ‘Ludovici Domenico’, che di fatto non esiste. A quel punto ecco partire i controlli.

Quando i veterinari della Asl sono arrivati in via di Porta Medaglia hanno trovato una situazione terribile. Come sottolinea la procura, rappresentata dal pubblico ministero Louella Santini, gli animali erano tenuti in condizioni “incompatibili con la loro natura e produttivi di grave sofferenza”.

Tutti erano contenuti in gabbie troppo piccole per le loro dimensioni, non avevano acqua né cibo, poca aria, e vivevano accanto ai cadaveri delle bestiole morte. Le analisi sul guano trovato avevano rilevato un’alta percentuale di germi pericolosi anche per l’uomo. Anche una volta salvati e accuditi, alcuni degli animali non erano riusciti a sopravvivere.

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