Cronaca locale

"Fuori i fascisti da qui". L'assalto dei collettivi alla Sapienza

Collettivi universitari contro il convegno organizzato da Azione Universitaria dove era atteso Capezzone. Tentato il blitz nella facoltà di Scienze Politiche: asta contro gli agenti

"Fuori i fascisti da qui". L'assalto dei collettivi alla Sapienza

In principio erano slogan tetri, scritte anni Settanta, foto date alle fiamme e manichini impiccati. La gente non ci badava: è opera di qualche imbecille dicevano. Solo una messinscena, senza rischi né pericoli. Il vero pericolo, semmai, è il centrodestra al governo. E invece, puntuale come una profezia, proprio mentre Giorgia Meloni citava i "ragazzi innocenti uccisi a colpi di chiave inglese" e la necessità di storicizzare il fascismo, a La Sapienza di Roma andava in scena la caccia al fascista.

"Fuori i fascisti dalla Sapienza" e "antifascismo è anticapitalismo" sono gli slogan con cui i ragazzi dei collettivi universitari cercano di silenziare i colleghi dell’altra sponda. L’altra sponda è Azione universitaria, rea d’aver organizzato una iniziativa culturale (regolarmente autorizzata), invitando il giornalista Daniele Capezzone e il neodeputato Fabio Roscani, ex presidente di Gioventù nazionale. Tutto succede davanti al dipartimento di Scienze politiche, la facoltà rossa per antonomasia. A farla da padrone, lì, è il gruppo Cambiare rotta, emanazione giovanile della galassia antagonista e no Tav. Il clima si surriscalda. Le forze dell’ordine intervengono per impedire ai contestatori l’accesso. Per scongiurare la collisione fisica. Il resto sono scene di spintonamenti, di agenti in tenuta antisommossa che cercano di resistere all’urto della marea di urlatori.

"Dopo l’insediamento del governo Meloni, è arrivata anche la risposta delle forze dell’ordine e dell’apparato repressivo che hanno manganellato violentemente gli studenti antifascisti", scrivono i collettivi sui social network a corredo delle immagini di tensione di cui sembrano andare orgogliosi e fieri. Sembra un gioco, un TikTok, una rievocazione storica. Purtroppo è realtà. Sotto chi commenta è ancor più crudo: "Bentornati negli anni Settanta. Resistenza". Oppure: "Sempre e solo resistenza. Fuori i fascisti". Sbagliava chi è rimasto in silenzio quando quella parola passava di bocca in bocca con superficialità. Se la evochi, per vezzo, noia, mancanza di argomenti, c’è il caso che si materializzi, con questi risultati.

"Da settimane è in atto una vera e propria escalation di odio contro di noi: prima le aggressioni ai nostri banchetti, poi le scritte con offese gratuite sulla nostra bacheca, stamattina addirittura la guerriglia urbana in facoltà", ci racconta preoccupato Nicola D’Ambrosio, presidente nazionale di Azione universitaria. L’iniziativa, alla fine, si è regolarmente svolta ma il problema è serio e chi lo sottovaluta o, peggio ancora, continua a soffiare sul fuoco dell’estremismo è complice. "Temiamo per l’incolumità dei nostri ragazzi", ci dice senza mezzi termini D’Ambrosio, chiedendo il ripristino immediato di un clima accettabile nei corridoi dell’ateneo.

"Non ci faremo intimidire da chi vuole riportare in Italia l’odio e la violenza politica", spiega Fabio Roscani, che abbiamo raggiunto al telefono. Gli impegni istituzionali lo hanno tenuto lontano da quel marasma, ma ci doveva essere anche lui stamattina. "Mi rivolgo alle forze politiche di qualsiasi colore e a chi ha appeal sui giovani chiedendo loro di abbassare i toni. A furia di dipingere un mostro che non è mai esistito, ne hanno creato uno vero.

Tutti – conclude – abbiamo la responsabilità di fare in modo che ciò che ci siamo lasciati alle spalle non ritorni".

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