Cronaca locale

Il Campidoglio batte cassa e vuole i soldi dalla Roma

Chiesto un maxi risarcimento per la mancata realizzazione dello stadio a Tor di Valle (e per la figuraccia internazionale che ha fatto la Capitale)

Il rendering del nuovo stadio dell'As Roma
Il rendering del nuovo stadio dell'As Roma

Il Campidoglio è pronto al contrattacco dopo essere stato portato in tribunale per 291 milioni di euro da Eurnova e dalla Cpi del tycoon ceco Radovan Vitek. Il Comune ha infatti chiesto un risarcimento record per lo stadio a Tor di Valle. L’amministrazione capitolina ha messo in ballo anche la Roma, a cui ha chiesto 331 milioni di euro di danni, oltre che ai suoi due ex partner.

Come sottolineato da Repubblica nella montagna di euro richiesti non manca niente: soldi per figuraccia che la Capitale ha fatto a livello mondiale, per il tempo perso dai dirigenti e dai funzionari che hanno lavorato a vuoto, oltre che soldi per le opere pubbliche che la Capitale ha perso. Lunedì scorso il controricorso, lungo una trentina di pagine, è stato depositato al Tar del Lazio. In quelle pagine c’è tutto, dall’inizio alla fine del progetto che era stato voluto dall'ex presidente giallorosso James Pallotta e che i nuovi proprietari statunitensi della squadra giallorossa, Dan e Ryan Friedkin, hanno invece cancellato. Nel documento il Comune parla di“una montagna di lavoro!” e di tempo perso che non hanno portato a niente.

Nel ricorso del Campidoglio c'è tutto

I legali del Campidoglio non hanno dimenticato nulla, né le “migliaia di ore di lavoro”, né le “centinaia di riunioni interne” che si sono susseguite, né lo studio sui Trasporti commissionato al Politecnico di Torino dalla giunta dell’ex sindaco Virginia Raggi, la due diligence, la revisione di tutti gli atti, svolta dal dipartimento Urbanistica dopo l'inizio dell'inchiesta su Tor di Valle che finì con l'arresto, tra gli altri, del costruttore e titolare di Euronova, Luca Parnasi. In principio era stato scoperto “che i terreni non erano nella disponibilità di Euronova sin dal 2018 essendo sottoposti a pignoramento immobiliare”, poi c'è stato il passo indietro fatto dalla Roma e l’addio del Campidoglio al progetto. Adesso è arrivata l’ora del ricorso.

Come scrive il Comune “l'amministrazione, la cittadinanza, in questa vicenda è parte offesa”, così come “centinaia di migliaia di tifosi” e le loro “quote emozionali”. Ed ecco poi arrivare l’accusa: “Euronova, Cpi e As Roma hanno determinato il naufragio dell'iniziativa e frustrato l'interesse pubblico dichiarato nel 2017”. Detto questo gli avvocati Capitolini passano a contare i danni. Primo fra tutti la figuraccia a livello mondiale che ha fatto la Capitale d’Italia: la“rilevanza ultranazionale” assunta nel tempo dal progetto di Tor di Valle unita alla mancata realizzazione dell'opera valgono per i legali 32,7 milioni di euro. Il calcolo è in base ai 23,8 milioni di risultati prodotti da Google immettendo la chiave di ricerca “lo stadio della Roma non si farà”. Subito dopo è stato calcolato il danno per le ore perse dai dipendenti capitolini: quelle che riguardano i manager vanno dai 56 ai 63 euro, quelle dei funzionari sono di 22 euro e quelle degli impiegati di11 euro. Per un totale di circa 2 milioni di euro.

La conta dei danni

Ma il costo più pesante è quello relativo alle opere pubbliche: il risarcimento sale di 276 milioni. In questo calcolo ci sono il parco fluviale, le golene Est e Ovest, i pontili sul Tevere, la videosorveglianza, la messa in sicurezza dei fossi di Vallerano e Acqua acetosa Ostiense, il ponte ciclopedonale tra la stazione Magliana della Fl1 e l'area dello stadio, la stazione Tor di Valle della Roma- Lido, la riunificazione dell'Ostiense, il recupero della tribuna del vecchio Ippodromo, i parcheggi e il verde pubblico. Questi interventi che erano in progetto ovviamente non verranno più realizzati e donati alla città. Da non dimenticare anche i 9 milioni di euro per il potenziamento della tratta Roma- Lido. La richiesta totale dei danni arriva quindi alla bellezza di oltre 311 milioni di euro, e per la precisione 311.356.733,57 euro. Ai posteri l’ardua sentenza.

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