Cronaca locale

"Ecco le case della Raggi: così rischio la vita ogni giorno"

Rossana, 80 anni, è affetta da una patologia che la costringe a dipendere da un respiratore elettrico. La casa popolare dove abita, però, è invasa dalle infiltrazioni d’acqua e la corrente va e viene: "Così rischio la vita, ma nessuno mi aiuta"

"Ecco le case della Raggi: così rischio la vita ogni giorno"

Rossana ed Eugenio si tengono per mano. Non se la sono mai lasciata. In cinquantatré anni di matrimonio sono sempre rimasti insieme, uno affianco all’altra. Proprio come oggi. Il presente li ha messi di fronte ad una situazione a tratti insostenibile. E allora si danno forza a vicenda, sperando di uscire prima o poi dal cono d’ombra in cui sono relegati. Un cono d’ombra che si chiama periferia profonda. È un luogo fisico ma anche una condizione esistenziale. Un modo di stare al mondo che accomuna chi vive ai margini della città.

Siamo a Roma, a Ponte di Nona, in una delle tante palazzine popolari del quartiere. Rossana ed Eugenio ci accolgono nel loro appartamento. "Guardate qui", dicono all’unisono indicandoci le chiazze scure che campeggiano su soffitto e pareti. Passiamo la mano sull’intonaco, è gelido e trasuda acqua, imbevuto quasi fosse una spugna. A terra ci sono asciugamani, lenzuola e secchi. Servono a limitare i danni. "Stiamo così da un mese, con metà casa inagibile". Rossana respira a fatica, tossisce, poi prende coraggio e si sfoga. "Non ce la faccio più, abbiamo bussato a tutte le porte, Comune di Roma, polizia municipale, vigili del fuoco, non c’è speranza".

La signora Rossana non sta bene. È affetta da una patologia che la costringe a dipendere da un respiratore elettrico. Ogni volta che si sdraia la sua trachea si chiude e non le permette di prendere fiato. Insomma, per lei la corrente è indispensabile come l’aria. Immaginate allora la paura e l’angoscia che le sono piombate addosso il mese scorso, quando la sua abitazione è sprofondata nelle tenebre. "Per colpa di queste maledette infiltrazioni è scattato il salvavita e siamo rimasti senza elettricità", denuncia suo marito. "La prima preoccupazione – continua – è stata per Rossana, così ci siamo precipitati a casa di mia figlia e siamo rimasti lì per qualche giorno".

Il tempo necessario per risolvere in parte il disguido. "Ai lavori ci ho pensato io, ho isolato fili e prese elettriche e la corrente è tornata", ci spiega l’uomo. Rimangono impraticabili il bagno, lo sgabuzzino e la camera da letto. In pratica metà casa. Lì dove le infiltrazioni sono più massicce, non è stato possibile ripristinare l’energia elettrica. Così Rossana si è dovuta trasferire in soggiorno, su una vecchia poltrona che è diventata il suo letto da ormai troppe notti. "Senza respiratore non posso dormire, rischio di soffocare nel sonno", ci racconta commossa. "Io c’ho un’età, ho dolori dappertutto e dormire così è un inferno, ma non ho alternative".

Un’alternativa in realtà ci sarebbe, ma qui nessuno è pronto a scommetterci. "Bisognerebbe fare i lavori di manutenzione in terrazzo, le guaine si sono deteriorate, è da lì che passa l’acqua", spiega Annamaria, anche lei inquilina di questo comprensorio disastrato. Sì perché Rossana ed Eugenio non sono i soli a vivere questo disagio. Certo, restare a lume di candela, nel loro caso, è un rischio che non ci si può permettere di correre. "La cosa paradossale – denuncia Barbara Del Bello, esponente locale della Lega e residente – è che questa è tutta gente con regolare assegnazione, gente onesta che paga bollette ed oneri accessori, eppure guardatevi intorno".

Crepe sulle pareti, vetrate infrante, cornicioni pericolanti e poi ancora erba alta, carcasse di motorini abbandonate e cani randagi. Tutto parla la lingua dell’abbandono. "Queste sono case del Comune di Roma, perché il sindaco non viene a vedere in che condizioni sono?", domanda provocatoriamente Emanuele Licopodio, esponente della Lega in VI Municipio. "La Raggi non si è mai fatta vedere da queste parti, qui non sanno neppure che faccia abbia.

I residenti di questa periferia – conclude – non chiedono trattamenti speciali, solo dignità e rispetto".

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