Cronaca locale

Le case popolari nel mirino dei rom: "Appena qualcuno muore occupano"

Decine di locali nel complesso popolare di via delle Canapiglie a Torre Maura sono stati occupati dai nomadi. La denuncia dei residenti: "Qui è diventato un campo rom, non si fa in tempo a morire che ti prendono la casa"

Le case popolari nel mirino dei rom: "Appena qualcuno muore occupano"

"Qui non si fa in tempo a morire che ti occupano la casa", sbotta un’anziana mentre trascina a fatica il carrello della spesa verso il portone. Il complesso di case popolari di via delle Canapiglie, a Torre Maura, da qualche mese è diventato terra di conquista. È in questo quartiere che sono state sistemate molte delle famiglie nomadi che abitavano nel Camping River, l’accampamento della zona nord della Capitale, sgomberato nell’estate del 2018 nell’ambito del piano capitolino per il superamento dei campi rom.

Col passare del tempo però, oltre ai regolari assegnatari, sono arrivati anche gli abusivi. Nell’ultimo periodo, in particolare, le occupazioni si sono moltiplicate. Stendini carichi di vestiti, passeggini e giocattoli adesso fanno da cornice al consultorio dismesso e al vecchio centro anziani. Stesso discorso vale per i box e le cantine, abitati in pianta stabile da decine di famiglie rom. "Siamo tutti anziani, vorremmo passare la vecchiaia sereni e invece non ci sentiamo più sicuri nemmeno dentro casa", dice Lucia, 80 anni, originaria della Bulgaria, che vive qui da quasi mezzo secolo.

"Ci tengono d’occhio, quando qualcuno di noi si sente male o viene a mancare, si impadroniscono delle nostre case". È quello che è successo tre mesi fa alla sua vicina, una donna sarda: "La signora ha avuto un malore, il figlio l’ha portata via e purtroppo dopo il ricovero in ospedale non è più tornata". "Nel giro di una settimana – continua l’anziana – l’appartamento è stato colonizzato da una famiglia di rom".

Li incontriamo proprio mentre parliamo con la signora. "So che è illegale ma non avevamo scelta, dopo lo sgombero del campo siamo finiti in mezzo alla strada e poi in una casa famiglia, così non è vita", ci spiega Maria, nome di fantasia di questa ragazza serba, madre di tre figli. È lei che, assieme a suo marito, a gennaio ha sfondato la porta e si è trasferita nella casa lasciata vuota dall’anziana inquilina, poi deceduta.

Insiste per farci visitare l’appartamento. L’hanno ristrutturato salvando parte del mobilio: elettrodomestici, divani, uno specchio antico e qualche quadro. "Non sapevamo che la vecchia inquilina fosse ricoverata, vedevamo la casa sempre chiusa, così – racconta Maria – ci siamo fatti coraggio e abbiamo deciso di entrare". Per i residenti, invece, l’arrivo dei rom non è stato casuale. "Si passano la voce, chi è già qui gli avrà dato la soffiata", commenta un uomo sulla settantina.

"Se continua così – si lamenta un altro residente – queste palazzine si trasformeranno in un campo nomadi". Inutile rivolgersi all’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale, che ha pure messo a disposizione una linea ad hoc per segnalare le occupazioni abusive: "Abbiamo fatto centinaia di chiamate e non è cambiato nulla".

L’ente regionale proprietario degli alloggi conosce il problema. Come racconta Roma Today, infatti, duecento immobili disabitati sono stati messi al riparo dalle incursioni con sistemi anti-intrusione e impianti di videosorveglianza. Ma è una goccia nel mare. E così nel comprensorio popolare l’atmosfera resta tesa. "Non rompessero troppo le scatole, perché qui c’è chi si ribella, questo ve lo garantisco", avverte un inquilino.

"Questa situazione non è più tollerabile, le forze dell’ordine, l’Ater, sanno tutto, bisogna ripristinare la legalità alla svelta", incalza Emanuele Licopodio, referente della Lega sul territorio del VI municipio. "Il clima – spiega – è esplosivo".

Il pericolo è che le case popolari di Torre Maura, da un momento all’altro, possano diventare l’ennesimo terreno di scontro di quella guerra tra poveri che si combatte ogni giorno nella periferia romana.

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