La crisi economica innescata dalla dichiarata emergenza sanitaria ha purtroppo impoverito diversi settori, andando in particolar modo a colpire artigiani e partite Iva. Nello specifico, per quanto riguarda gli artigiani, la categoria sarebbe in costante diminuzione. Una perdita significativa, che ha inevitabilmente modificato le vie del centro di molti paesi italiani, un tempo ricchi di attività.
Se andiamo a prendere la Capitale, secondo un'ultima ricerca condotta da Confartigianato, il settore della manifattura e del commercio di vicinato sono quelli ad aver subito maggiori contraccolpi a causa della cosiddetta pandemia. Si parla di una perdita di almeno 670 attività (da 4446 a 3776) per il commercio, e di meno 369 per quanto concerne la manifattura, passata da 1680 imprese a 1311. In soli due anni, dal centro di Roma sono sparite ben 1039 aziende artigiane.
Le cose non vanno meglio quando si passa ad analizzare il settore della ristorazione, con bar, ristoranti ed alberghi. Per essere precisi, la risorazione ha perso 47 unità, passando da 2110 a 2063, con un calo del 2,2%. Gli alberghi hanno subito una riduzione del 5,1%, mentre sono invece cresciuti del 2,9% gli affittacamere. Quanto ai settori per la cura della persona, come parrucchiere, estetisti e tatuatori, la riduzione è stata di 29 unità, - 4,6%. I dati, purtroppo, sono questi, e secondo Andrea Rotondo, presidente di Confartigianato Roma, dei cambiamenti sono ormai in atto.
Questi cambiamenti, secondo Rotondo, mostrano come "il sistema produttivo del centro legato al turismo (ristorazione tradizionale e alloggio) sia riuscito, grazie agli sforzi degli imprenditori, ai sostegni pubblici, alle scelte di ampliare le superfici all'aperto, a resistere e a prepararsi a una nuova stagione di crescita che potrebbe verificarsi con la prossima cessazione delle misure di emergenza". Sono la manifattura ed il commercio a preoccupare, perché le gravi difficoltà legate all'emergenza sanitaria non hanno fatto altro che accelerare una crisi che era già in corso. "Occorre ridefinire profondamente le politiche di intervento nel Centro, superando le attuali restrizioni e accompagnando il sistema a una crescita qualitativa di servizi e prodotti", è il parere del presidente di Confartigianato, come riportato dal Corriere della Sera.
In tanti hanno sofferto a causa delle limitazioni imposte dal governo con il dichiarato scopo di arginare la diffusione del Sars-Cov-2. C'è la storia di Stefano Vari, un artigiano legato al mondo delle mostre e delle fiere. L'uomo ha dovuto chiudere la propria impresa, avviata nel 2018 con un socio, alla fine dello scorso anno. L'azienda, prima che arrivasse la crisi pandemica, funzionava. "A settembre 2021 siamo riusciti a fare qualche lavoretto, ma poi ci siamo dovuti di nuovo fermare. Abbiamo preso molto poco dai ristori e abbiamo dovuto licenziare chi lavorava con noi", ha spiegato al Corriere l'artigiano. "Adesso è una tragedia e ci dobbiamo inventare di nuovo un lavoro".
Un fenomeno che, purtroppo, riguarda anche molte altre persone.Il messaggio del presidente di Confartigianato all'amministrazione di Roma è chiaro: adesso basta con le politiche emergenziali e i divieti, le imprese del centro storico devono poter riprendere la loro attività.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.