Cronaca locale

Quelle "favelas" in tangenziale. "Coronavirus? Qui c'è di tutto"

Lungo la Tangenziale Est, all'altezza del cavalcavia di via Nomentana, spuntano cumili di immondizia e baracche. La denuncia: "Altro che coronavirus, qui c'è il rischio di prendersi malattie di ogni tipo"

Quelle "favelas" in tangenziale. "Coronavirus? Qui c'è di tutto"

Ci sono angoli di città dove non ti riconosci. Spazi che a percorrerli ti mettono addosso un senso di straniamento, quasi non appartenessero a questa dimensione, a questa epoca. Qualcuno le definisce zone franche. Una di queste si trova a ridosso di quel tratto di Tangenziale Est che incrocia il cavalcavia di via Nomentana, all'altezza del quartiere Africano. Le macchine sfrecciano distratte, ma a bordo strada, dove dovrebbero scorrere biciclette e pedoni, da anni ormai non transita più nessuno.

Prima è arrivata la neve che, due anni fa, ha schiantato a terra decine di rami. Rimasti lì, come una barriera. Poi è stato il turno di chi ha fatto di quel luogo dimenticato la sua casa, e ci si è insediato. Una manciata di persone, raccontano i residenti, che vivono lì in pianta stabile, in condizioni igienico-sanitarie da incubo. Circondate da fango, immondizia ed escrementi. Le tracce del bivacco notturno sono evidenti. Indumenti, scarpe e vecchi materassi in ordine sparso fanno da cornice a una baracca costruita con cartoni e materiali di risulta. È terrificante pensare che lì dentro possa viverci qualcuno. I primi a lanciare l'allarme sono stati gli attivisti di Riprendiamoci Roma. "Altro che coronavirus, qui c'è il rischio di prendersi malattie di ogni tipo", denuncia Luca Laurenti, portavoce del gruppo. "I residenti hanno segnalato più volte questa situazione, ma ormai si sono rassegnati. Ci sia abitua a tutto, anche a questo", gli fa eco Roberto Lattanzi.

È questa, sostengono in coro gli attivisti, la "Roma reale". La Roma degli invisibili, degli accampati, degli attendati. Quella che le istituzioni fanno finta di non vedere. "Anche il tunnel che dovrebbe consentire ai pedoni di attraversare la Tangenziale è impraticabile", spiega Laurenti. Al di là dei cancelli chiusi si intravedono i corridoi disabitati, invasi da rifiuti di ogni genere. È ciò che rimane dei vecchi insediamenti. "Qui - racconta Lattanzi - avevano trovato posto altre persone". Il caso fece scalpore. Circa un anno fa, infatti, i volontari di Riprendiamoci Roma denunciarono la situazione con uno scatto. Una foto che divenne virale, nella quale si vedeva un migrante, accasciato in mezzo a una distesa di pattume. "Era un'immagine davvero forte, quella persona sembrava quasi morta - ricorda Laurenzi - e così le istituzioni sono intervenute".

Il risultato? Da allora il passaggio è stato interdetto a chiunque: non solo ai tanti disperati che lo popolavano, ma anche ai cittadini. "L'area - denuncia Laurenti - non è che stata bonificata ed è rimasta così com'era". Ennesima cartolina di una città alla deriva, dove le regole sono cartastraccia. Non solo quelle enunciate da codici e codicilli, ma anche quelle morali. Perché un uomo, ridotto a vivere senza dignità, è qualcosa di più di un problema di abusivismo. È una domanda che riguarda l'intera società, che per definirsi civile dovrebbe rispettare alcuni parametri.

"Questa accoglienza - conclude Laurenti - non è degna di una città come Roma".

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