Cronaca locale

Rom senza vergogna attaccano Ennio: "Occupare? Non c'è nulla di male"

I genitori di una delle rom protagoniste dell'occupazione della casa di Ennio Di Lalla difendono la figlia: "Non ha fatto nulla di male, voleva solo vivere meglio"

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Si erano allontanate dall’appartamento di Ennio Di Lalla promettendo che avrebbero occupato ancora. Ora delle nomadi che hanno messo a soqquadro la casa dell’ottantaseienne, dopo essercisi barricate per ventitré giorni, non c’è più traccia. Nel campo di via dei Gordiani, dove viveva Nadia S., la sola del gruppetto ad essere indagata a piede libero per occupazione abusiva e danneggiamento, regna l’omertà. "Siamo stanchi di voi giornalisti, non ne possiamo più. Volete sapere dov’è Nadia? Cercatela", taglia corto un’anziana all’ingresso dell’accampamento.

Nessuno in questo labirinto di lamiera e cartoni sembra essere al corrente di dove si trovi la ragazza. Nessuno ci dà indicazioni precise. Sussurrano si sia rifugiata in una delle tante roulotte dell’insediamento. È come cercare un ago in un pagliaio. Anche i suoi genitori ci assicurano di non saperne nulla. "Non la sento da una settimana, l’ultima volta abbiamo pure litigato", ci dice suo padre Zoran, di origine serba. Vive assieme alla moglie Mira in una casupola in fondo al viale principale della baraccopoli. È una delle più disastrate del campo. Dai buchi sul tetto l’acqua piovana si riversa sul pavimento allagandolo.

Mira, la madre di "Nada", come la chiamano a casa sua, si lamenta del freddo e dell’umidità. Quello che ha fatto sua figlia non gli appare poi così grave. "Mica lo ha ammazzato quel vecchio, è pure rientrato in casa sua, cosa vuole ancora?". Non è chiaro se Nadia e Ennio si conoscessero o meno. La madre ci racconta che la ragazza lavorava come addetta alle pulizie nei condomini. Forse la soffiata sulla casa da occupare, ipotizzano nel campo, è arrivata proprio da qualcuno che abita nel palazzo. "Quel vecchio si è inventato tutto, dice un sacco di bugie, la casa era abbandonata e non è vero che dentro c’era l’oro, se mia figlia lo avesse rubato sarebbe venuta via e invece ha dormito lì dentro per un mese", obietta la mamma.

Papà Zoran, che ha un trascorso da topo d’appartamento, concorda con la moglie: "Che sarebbe rimasta a fare? Se ci fossero stati oggetti di valore li avrebbe presi e sarebbe scappata. È così che si fa". La madre minimizza anche sulle condizioni in cui è stato lasciato l’appartamento: "Non mi sembra che la casa fosse distrutta. Era vivibile". Non la pensa così Ennio. Quando si è ritrovato davanti a quelle stanze in subbuglio e agli escrementi di cane lasciati sul pavimento, ha avuto persino un malore. I danni sono ancora da quantificare. Sicuramente l’anziano ha già dovuto sborsare di tasca propria 300 euro per sostituire la serratura.

Dove sono finiti gli oggetti di valore che il proprietario di casa non trova più? La famiglia di Nadia insiste nel dire che non sono mai esistiti e che l’anziano è solo un "bugiardo". "Non abitava lì dentro, quella casa era abbandonata, lui ne ha quattro o cinque". Il ragionamento è: una in più o una in meno che differenza fa? Non ci abitava neppure. Circostanza smentita con veemenza dall’anziano, che si è pure dovuto giustificare per aver trascorso in passato alcuni mesi ospite dal fratello. Come se quell’andare e venire avesse in qualche misura pregiudicato il suo diritto di proprietà.

"Se trovassi una casa abbandonata – conclude Zoran – me ne andrei anche io di qui. È normale. Nada non ha fatto nulla di male, non è un reato. È andata lì per vivere meglio".

Strana la concezione che hanno quaggiù del codice penale.

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