Cronaca locale

"Io, allontanato da mio figlio per colpa delle femministe"

La battaglia legale di un papà per rivedere suo figlio. La ex è accusata di aver ostacolato i rapporti fra i due, ma con lei si schierano politici di sinistra e associazioni femministe. E i giudici dicono che il bambino deve restare con la madre

"Io, allontanato da mio figlio per colpa delle femministe"

"Ormai non mi affaccio più nemmeno alla finestra, qui sotto c’è un asilo e quando vedo i bambini che giocano penso al mio nipotino, immagino come sarà diventato, a chi di loro potrebbe assomigliare". La mamma di Giuseppe ha 86 anni ed un unico desiderio. Rivedere suo nipote. L’ultima volta che si sono incontrati lui aveva due anni. Ora non sa più nemmeno che faccia abbia.

Giuseppe, suo figlio, da anni combatte nelle aule di tribunale per il diritto di vederlo. "Negli ultimi tre anni l’ho visto per 4 ore e 46 minuti", racconta. E dall’ottobre del 2019 non lo riesce più a sentire nemmeno per telefono. "Ogni volta che chiamo a casa della mia ex è occupato, oppure squilla a vuoto", si sfoga. È difficile per lui ripercorrere questi dieci anni di calvario senza abbandonarsi alle lacrime.

Conosce Laura nel 2007. Dopo neanche un anno i due si ritrovano a vivere insieme. "Un amore travolgente", giura. Quando finisce la passione, iniziano i litigi. Tanti, troppi. Nel 2010 nasce L., due anni dopo Giuseppe propone a Laura di sposarlo. La loro relazione, però, è già compromessa. E finisce nel peggiore dei modi. Il tribunale civile affida il bambino ai servizi sociali e lo colloca a casa della madre, obbligando la coppia a seguire un percorso di sostegno alla genitorialità .

Le cose però non vanno come dovrebbero. La conflittualità, col passare delle settimane, non fa che esasperarsi. La donna ostacola gli incontri padre-figlio. I due si accusano reciprocamente. Una sequela di denunce, querele, illazioni. Fino all’accusa più infamante: quella di abusi sessuali sul piccolo. Giuseppe si dichiara innocente. E la sua estraneità ai fatti, dopo qualche mese, viene confermata anche dai giudici, che archiviano il procedimento.

La donna però continua sostenere che per il bene del bambino è meglio che Giuseppe e L. non si incontrino. E dopo qualche mese il piccolo inizia a rifiutare categoricamente di voler vedere il papà, finché una consulenza tecnica accerta la sindrome da alienazione parentale. Laura, secondo gli esperti, ha inculcato a L. un sentimento di odio nei confronti dell’altro genitore. Rifiuto e paura ad incontrare il padre, secondo gli psicologi, sono il risultato di un vero e proprio lavaggio del cervello.

Alla base c’è la convinzione che L. possa vivere tranquillamente anche senza il papà. "Un atteggiamento ideologico che ha praticamente reso mio figlio orfano di padre vivo", denuncia Giuseppe. A questo punto il tribunale dei minori dispone il collocamento del piccolo presso la casa paterna. Ma dalla data della sentenza Laura inizia a protestare davanti al tribunale. Il caso finisce sui giornali e diventa oggetto di ben quattro interrogazioni parlamentari. Giuseppe, suo malgrado, finisce al centro di una battaglia ideologica.

In aiuto della madre scendono in campo politici e associazioni femministe: da Laura Boldrini a Valeria Fedeli, passando per l’allora segretario della Commissione per l’infanzia e l’adolescenza, la senatrice grillina Veronica Giannone. "Nel frattempo - racconta Giuseppe - il bambino sparisce, il nonno un bel giorno è andato a prenderlo a scuola e per più di un mese e mezzo ha saltato le lezioni". "Quando abbiamo tentato di attuare la sentenza del giudice, andando a prendere mio figlio a casa - continua - non abbiamo trovato nessuno".

Ad ottobre la Corte d’Appello accoglie parzialmente i ricorsi presentati da Laura. Secondo i giudici il bambino può restare dalla madre, ma "il conflitto genitoriale in cui è rimasto intrappolato", si legge nella sentenza della Corte, lo ha segnato profondamente. Tanto che i giudici lo definiscono "non perfettamente sereno". "Alle varie femministe che hanno supportato la mia ex chiedo: Avete mai ascoltato la mia storia, il mio punto di vista? Siete davvero sicure di aver fatto il bene di mio figlio?", domanda il papà.

Giuseppe si sente vittima di un’ingiustizia. "Di fatto applicare la sentenza di un tribunale è stato impossibile", denuncia. "Bisognerebbe fare di più - è il suo appello - per garantire ai bambini il diritto alla bigenitorialità". In tutto ha speso più di 90mila euro di avvocati, e da qualche tempo è entrato anche in analisi. "È una situazione che mi ha fatto a pezzi a livello morale, e mi ha distrutto sul piano economico", ci confessa.

"Io comunque non mi arrendo, combatterò per rivedere mio figlio - promette - lui deve sapere che ha un papà che gli vuole bene".

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