Cronaca locale

L'assurdo caso dell'ex clinica Valle Fiorita: "Così lo Stato premia chi occupa"

Si sente vittima di un’ingiustizia incomprensibile Carlo Lenzini, l’imprenditore romano che da sette anni ha intrapreso una battaglia giudiziaria per affermare un diritto elementare: quello alla proprietà

L'assurdo caso dell'ex clinica Valle Fiorita: "Così lo Stato premia chi occupa"

Si sente vittima di un’ingiustizia incomprensibile Carlo Michele Lenzini che da sette anni ha intrapreso una battaglia giudiziaria per affermare un diritto elementare: quello alla proprietà. È iniziato tutto nel 2012, quando un centinaio di attivisti del Coordinamento cittadino lotta per la casa si è introdotto nell’ex clinica Valle Fiorita e l’ha occupata. “C’erano apparecchiature sanitarie e la documentazione riservata su ex pazienti ed ex dipendenti, non abbiamo potuto recuperare nulla”, ricorda l’imprenditore, sbattuto fuori da un giorno all’altro dalla casa di cura che la sua famiglia ha gestito per sessant’anni .

Correva l’anno dello Tsunami Tour dei movimenti per il diritto all’abitare che in poco tempo misero a segno decine di occupazioni tra stabili abbandonati, ex uffici e case disabitate. Da allora l’immobile si è trasformato in un vero e proprio fortino, dove abitano più di duecento persone. La struttura è sorvegliata h24 da un gruppo di vedette che stazionano sul tetto. Ci sono ben quattro telecamere che puntano sulle strade circostanti. Tutti gli ingressi sono stati sigillati eccetto uno, quello che dà su via di Torrevecchia. Nella guardiola dove un tempo sedeva il portiere della clinica, uno degli abusivi vigila sugli ingressi. Ovviamente gli esterni non possono accedere.

“In caso di intervento della polizia chi è di vigilanza ha l’obbligo di avvisare tutti gli occupanti delle struttura – si legge in una deposizione resa da un ex occupante – invitando le famiglie con i bambini a salire sul tetto entro quindici minuti, chiudente a mano a mano tutte le porte di ogni piano che sono state rinforzate”. Una tecnica simile a quella messa in atto dagli squatter dell’ex scuola di via Cardinal Capranica, sgomberata a luglio scorso dopo ore di guerriglia. Insomma, anche in via di Torrevecchia tutto è collaudato per fronteggiare l’arrivo delle forze dell’ordine, che avrebbero dovuto procedere allo sgombero anni fa. E proprio sull’incredibile ritardo, adesso, indaga la Procura che ha aperto un fascicolo per omissione d’atti d’ufficio contro ignoti.

Il decreto di sequestro preventivo risale addirittura ad agosto 2013. “È una situazione paradossale – osserva l’avvocato Dario Piccioni – perché un provvedimento dell’autorità giudiziaria, che ha per sua natura la finalità di intervenire in situazioni di urgenza, non ha mai trovato esecuzione”. Questo perché il Comune non è in grado di garantire un’alternativa alloggiativa agli abusivi. “Chi occupa viene premiato dalle istituzioni che gli devono pure trovare un alloggio, mentre migliaia di cittadini onesti invecchiano in attesa dell’assegnazione di una casa popolare”, commenta amaramente il proprietario.

L’assurdo caso dell’esproprio proletario di Valle Fiorita è arrivato persino a Strasburgo. È del dicembre 2018 la sentenza con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo ha riconosciuto le ragioni di Lenzini, condannando l’Italia a risarcirgli i danni morali (20mila euro). Briciole al cospetto degli oltre 600mila euro di Imu che il proprietario si è visto costretto a sborsare in questi anni di occupazione. “Senza contare i danni materiali e la mancata messa a reddito di un immobile del genere”, sottolinea l’avvocato Piccioni. Tuttavia, almeno un effetto quella sentenza l’ha prodotto. È servita a classificare Valle Fiorita al secondo posto del listino dei ventitré immobili a cui la Prefettura intende dare sgombero prioritario. Ma anche in questo caso non c’è voluto molto perché l’entusiasmo si spegnesse.

Nelle considerazioni che precedono il piano interventi, il prefetto ricorda che a Roma “la situazione di disagio abitativo è particolarmente critica”. E questo, si legge ancora, “rende la risposta del sistema pubblico fortemente insufficiente”. Per sbloccare la situazione, quindi, gli stessi proprietari sono chiamati ad “ampliare la ridotta offerta del welfare pubblico”. Una beffa: il privato ingiustamente danneggiato si deve pure occupare di trovare una nuova collocazione a chi quel danno glielo ha arrecato.

È davvero troppo per Lenzini, che sbotta: “Sono sette anni che mi faccio carico del problema dell’emergenza abitativa del Comune di Roma, ma in che Paese viviamo? Lo chiamano Stato di diritto ma qui vige la legge della prepotenza”.

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