Cronaca locale

Dopo le mascherine, i camici "fantasma": Zinga ci ricasca

La mancata consegna di 2 milioni tra camici e tute protettive da parte di un'azienda di Taranto imbarazza la Regione. Giallo sull'acconto di 2,8 milioni di euro. La Regione assicura: "No conseguenze finanziarie". Ma si preannuncia una battaglia legale con la società

Dopo le mascherine, i camici "fantasma": Zinga ci ricasca

Non c’è solo l’affaire delle "mascherine fantasma" a imbarazzare la regione guidata dal leader Dem, Nicola Zingaretti. Mentre la giunta sta cercando di recuperarei 13,5 milioni di euro anticipati alla Ecotech per una maxi fornitura di dispositivi di protezione individuale solo parzialmente arrivati a destinazione, ora il Lazio è alle prese con un’altra grana. Quella dei 2 milioni di camici e tute protettive che lo scorso 30 marzo, in piena emergenza sanitaria, la Regione aveva ordinato ad una società pugliese, la Internazionale Biolife di Taranto.

Anche in questo caso le forniture non andranno a buon fine e la faccenda si concluderà con una determina firmata mercoledì scorso dal direttore della Protezione Civile regionale del Lazio, Carmelo Tulumello, per procedere alla "immediata risoluzione del contratto" ed intimare all’azienda la restituzione dell’acconto del 20 per cento sulla fornitura. Si tratta di 2,8 milioni di euro, che, assicurano dalla Regione, sarebbero già rientrati nelle casse dell’ente con il mancato saldo di "una fornitura di mascherine, autorizzate e conformi, provenienti della stessa società".

Ma facciamo un passo indietro per ricostruire gli eventi. A fine marzo la regione affida la fornitura di un milione di camici e un milione di tute protettive all’impresa tarantina che commercializza integratori e prodotti di bellezza per un importo totale di 17 milioni di euro. L’azienda accetta e assicura che camici e tute arriveranno "entro l’8 aprile" all’aeroporto di Fiumicino. Il giorno dopo, 31 marzo, incassa l’acconto di 2,8 milioni. Arriva l’8 di aprile e del materiale ordinato non c’è traccia. Il 20 del mese l’azienda comunica di essere in attesa delle "autorizzazioni" da parte del governo turco per lo svincolo delle tute e che i camici sarebbero arrivati il giorno dopo.

Partono nuovi solleciti e il 1 maggio la Internazionale Biolife, secondo quanto ricostruisce la determina del 26 agosto, conferma "i ritardi dovuti alle complicazioni intervenute nelle procedure di sdoganamento presso le dogane turche". Cinque giorni dopo la stessa azienda assicura che 144mila tute sarebbero arrivate il 6 o il 7 di maggio al porto di Bari, mentre per lo sdoganamento dei camici ci sarebbe voluta un’altra settimana. Nelle settimane successive si susseguono i botta e risposta tra la regione e la Srl, fino alla data del 3 giugno quando viene consegnata finalmente, dopo due mesi, la prima tranche di 148mila camici. Le tute, invece, non arriveranno mai.

Sulla vicenda sta indagando la Procura di Taranto che ha chiesto alla Guardia di Finanza di mettere sotto sequestro i camici consegnati dalla Internazionale Biolife. Nel frattempo la Regione si accorge che la società è "inaffidabile" e "inattendibile". "L'Agenzia di Protezione Civile del Lazio in queste settimane ha collaborato a stretto contatto con la Procura di Taranto in merito ad una indagine che ha portato al sequestro di una partita di camici consegnato dalla società Biolife e alla conseguente risoluzione del contratto stipulato dalla Regione", fa sapere l’ente in una nota, chiarendo di non aver distribuito nessuno dei dispositivi forniti, "in accordo con l'autorità giudiziaria". Adesso la Protezione civile regionale chiede la restituzione delle penali previste dal contratto: "10mila euro per ciascuno dei 140 giorni entro i quali avrebbe dovuto realizzarsi l’adempimento". Il totale è di 1,4 milioni di euro.

>I 2,8 milioni già versati nelle casse della Biolife, assicurano invece dalla giunta Zingaretti, verranno recuperati attraverso una fornitura di Dpi già effettuata dalla stessa società. Secondo alcune indiscrezioni apprese da ilGiornale.it, però, l’azienda pugliese avrebbe già "diffidato la Regione Lazio dal non procedere al saldo delle fatture già presentate per la commessa andata a buon fine relative alla fornitura delle mascherine". Si preannuncia, quindi, come nel caso della Ecotech, una battaglia legale con l’azienda di Taranto.

Intanto il centrodestra va all’attacco e Fratelli d’Italia, con Roberta Angelilli, annuncia "un esposto all’ANAC su tutta la vicenda" e chiede "le dimissioni del direttore dell’agenzia di protezione civile Tulumello per evidente incapacità di gestione degli appalti in emergenza". "Da parte della Regione Lazio – spiega al nostro giornale la Angelilli - non c’è stata nessuna selezione pubblica rispetto alle società che hanno avuto gli affidamenti diretti, senza gara, e che sono state scelte piccole società quasi sempre senza alcuna esperienza nel settore delle forniture dei dispositivi sanitari".

Il risultato, attacca la ex deputata, è che "oltre il 40% delle forniture commissionate dalla Regione Lazio in emergenza Covid non sono mai arrivate a seguito di truffe e di inadeguatezza delle società scelte".

"Si tratta – aggiunge - di dispositivi sanitari per un controvalore di oltre 40 milioni di euro mai arrivati negli ospedali del Lazio, se avessimo registrato i picchi dei contagi delle regioni del Nord sarebbe stata una tragedia".

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