Cronaca locale

"Mi leccava la faccia, poi quel morso e con le mani...", il racconto choc della donna aggredita all'Esquilino

"Mi leccava la faccia, poi quel morso e con le mani...", il racconto choc di Susanna, la manager 46enne aggredita da uno straniero irregolare all'Esquilino. "Troppe persone allo sbando, quando scatta il lockdown il quartiere diventa terra di nessuno", denuncia la vittima

"Mi leccava la faccia, poi quel morso e con le mani...", il racconto choc della donna aggredita all'Esquilino

Susanna si passa le mani sui segni bluastri che le incorniciano il viso, come a volerli cancellare. Sono ancora lì. E allora le tornano in mente quelle parole, ripetute dal suo aggressore come fossero un mantra: "Non parlare, zitta… adesso ti violento". Susanna, manager di 46 e residente all’Esquilino, è la donna di cui parlano i giornali. Quella del "tentato stupro a Colle Oppio". Dietro quei titoli e quelle righe impilate, c’è una persona sotto choc, che quando mi vede scoppia a piangere. Una settimana fa ha creduto di morire.

Stava rientrando a casa da una cena, a passo svelto, perché di lì a poco sarebbe scattato il coprifuoco. È nel suo quartiere, un luogo che conosce come le sue tasche. Forse da via Guicciardini non sarebbe dovuta passare, è una via buia e poco frequentata, una di quelle che di sera è meglio evitare. Però è tardi, l’orologio segna le dieci meno cinque e quello è il tragitto più veloce per raggiungere casa. Sta per svoltare l’angolo quando sente il rumore di un vetro che si infrange. Un dettaglio essenziale, come vedremo poi, per incastrare il suo aggressore.

"Non ho avuto neppure il tempo di realizzare cosa stesse accadendo che mi sono trovata una mano stretta attorno al collo", ricorda. Davanti a lei c’è un ragazzo del Mali di trent’anni, uno dei tanti irregolari che vivono da attendati nei dintorni del parco di Colle Oppio. È sbucato dal nulla. Dice di volere i soldi, ma questa non è una semplice rapina. Susanna adesso è a terra, lui è su di lei. "Dammi i soldi… dove sono i soldi? Ho un coltello ti ammazzo", ripete mentre le preme le mani sulla trachea. Susanna non fa un fiato, la paura l’ha completamente paralizzata.

L’aggressore non si accontenta del portafoglio e neppure dello smartphone. "Mi fissava… era attratto da me… da come mi guardava ho capito che non si sarebbe accontentato dei soldi… sentivo la sua eccitazione". Susanna ha ragione. "Mi ha abbassato la mascherina – ricorda la donna – e ha cominciato al leccarmi la faccia… mi ha baciata e mi ha morso un labbro". "Non parlare, zitta… adesso ti violento", dice lui mentre le infila una mano nei pantaloni e la penetra con le dita. Susanna piange e si aggrappa alla fede.

"Nam myoho renge kyo… nam myoho renge kyo…". La donna sussurra quel mantra per dieci interminabili minuti. Finché lo straniero non le toglie le mani di dosso, si alza e dice: "Rimani giù, vado a chiamare un mio amico così ti violentiamo". "L’ho visto svoltare l’angolo e l’ho sentito chiamare un nome arabo, come se ci fosse qualcuno con lui", racconta Susanna. È in quel momento che trova la forza di reagire. Recupera le chiavi di casa e inizia a correre a perdifiato su via Merluana. Incontra una pizzeria aperta. È salva. Gli agenti del commissariato Esquilino si mettono subito sulle tracce del suo aggressore.

A due passi dal luogo dell’aggressione c’è una telecamera. Ha registrato il passaggio di un uomo attorno alle nove: corrisponde all’identikit del balordo che ha violentato Susanna. Un dettaglio che non sfugge agli investigatori è che quell’uomo ha in mano una bottiglia di birra. La stessa che viene trovata in frantumi sul marciapiede dove lei ha passato minuti infernali.

Il maliano, riconosciuto e arrestato nel pressi della Caritas di via delle Sette Sale, adesso è accusato di violenza sessuale e rapina. Nel suo zaino gli agenti hanno trovato tessere sanitarie e oggetti appartenuti ad altre donne. E Susanna? Susanna è grata agli inquirenti per quello che hanno fatto, ma sa che il pericolo è sempre dietro l’angolo. "Per me non è facile parlare di quello che mi è capitato, lo faccio solo perché spero possa servire a smuovere le coscienze: sono stata aggredita alle dieci di sera in pieno centro, come è successo a me può succedere ad altri", spiega.

"Quando scatta il lockdown – continua Susanna – il quartiere diventa terra di nessuno, le strade sono buie e ci sono tante persone allo sbando, ragazzi che arrivano da chissà dove e vivono di espedienti". "Dove finiscono i soldi destinati all’accoglienza? Perché c’è tanta criminalità in giro?". Sono tutte domande a cui Susanna non sa dare risposta.

"Non mi occupo di politica, non so cosa sarebbe giusto fare, so solo che una cosa simile non deve succedere più, una donna si deve sentire libera di uscire di casa".

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