Nuovo pacco bomba: ferita una donna in provincia di Viterbo

Colpita una signora nella sua abitazione. La donna è la moglie di un agente della penitenziaria in pensione. È il sesto pacco bomba recapitato a Roma

Nuovo pacco bomba: ferita una donna in provincia di Viterbo

Ancora una donna nel mirino. Un nuovo pacco bomba, il sesto in nove giorni, è esploso a Fabrica di Roma, in provincia di Viterbo. La destinataria del plico esplosivo è una donna residente in via della Mola. La signora, una volta aperta la busta, è rimasta ferita dalla deflagrazione avvenuta poco dopo le 20.00 di ieri, martedì 10 marzo. Il marito della vittima è un agente della polizia penitenziaria in pensione.

Sul posto sono giunti immediatamente i soccorsi sanitari del 118 che hanno trasportato a bordo di un’ambulanza la donna all’ospedale di Civita Castellana, dove è stata medicata a una mano e a un braccio. Sul posto sono arrivati anche i carabinieri e gli agenti della polizia scientifica. Ora gli inquirenti dovranno stabilire se la mano che ha confezionato il pacco è la stessa degli altri cinque.

I primi tre sono esplosi lo scorso lunedì: due hanno ferito una dipendente Inail e una dipendente dell’università cattolica del Sacro Cuore. Il terzo, indirizzato a una impiegata amministrativa del Policlinico di Tor Vergata, è esploso in mano a una lavoratrice nel centro di smistamento delle poste a Fiumicino. Un quarto pacco è stato recapitato a casa di un avvocato, che insospettito ha chiamato le forze dell’ordine che lo hanno preso in carico e verificato il suo contenuto. Un quinto pacco bomba è stato intercettato ieri da un portiere di un residence ed è stato consegnato a Digos e Ros che indagano sull’invio delle buste esplosive.

Proseguono infatti le indagini coordinate dalla procura di Roma per individuare chi stia inviando i plichi esplosivi e soprattutto il movente nel tentativo di collegare i destinatari apparentemente casuali in un solo disegno. Nessun dubbio sul fatto che la mano che gli abbia confezionati sia la stessa. Le indagini puntano soprattutto sulla pista antimilitaristica anche se le anomalie sono tante. A cominciare dalla mancanza di una rivendicazione.

La firma di ogni attentato andato o meno a segno, è ciò che distingue l’azione di un gruppo terroristico dal gesto di un pazzo isolato. E qui, nonostante le buste recapitate siano sei, non c'è traccia. Poi gli obiettivi: troppo deboli se le finalità sono quelle di colpire al cuore delle istituzioni. Gli inquirenti pensano ad una frangia antimilitarista della galassia anarchica.

I materiali utilizzati per confezionare i precedenti plichi esplosivi inviati nella capitale nei giorni scorsi sarebbero stati acquistati in negozi gestiti da cinesi proprio nella zona nord di Roma, specialmente la scatoletta di legno usata per contenere il materiale esplosivo.

Per provare a individuare i possibili acquirenti, gli uomini del Ros e della Digos stanno analizzando i video estrapolati dai sistemi di videosorveglianza degli esercizi commerciali della zona, focalizzandosi nelle vicinanze del quartiere Prati.

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