Cronaca locale

Roma, gli infermieri sono stressati: 600 se ne vanno

Sono già seicento quelli che hanno hanno deciso di licenziarsi alla fine del 2021. E a breve un’altra ondata lascerà la Sanità

Roma, gli infermieri sono stressati: 600 se ne vanno

Gli infermieri sono così stressati da decidere di licenziarsi e andarsene. A Roma, alla fine dello scorso anno, il 2021, a lasciare la Sanità sono stati già in seicento. E un numero simile si appresta a seguirli a breve. Ma come sottolineato da Il Messaggero, non si tratta solo di infermieri prossimi alla pensione e che quindi decidono per il pre pensionamento, a fuggire sono anche gli operatori sanitari con una età compresa tra i 30 e i 50 anni. Troppa pressione, troppo stress, meglio la fuga.

Stipendi bassi e turni massacranti

Stefano Barone, segretario del Nursind del Lazio, ha spiegato che “quest’anno i numeri sono destinati solo ad aumentare”. Secondo i dati relativi agli ultimi mesi del 2021, “oltre 600 infermieri regolarmente assunti hanno deciso di dimettersi. Perché? Perché le loro condizioni di lavoro sono diventate insostenibili: stipendi più bassi rispetto al resto d'Europa, con lo Stato che non ha nemmeno erogato loro l'indennità straordinaria Covid da 75 euro, turni massacranti, nessun turn over e aggressioni continue, decine e decine al giorno soprattutto nei pronto soccorso”, ha denunciato Barone. E venerdì prossimo la categoria ha deciso di incrociare le braccia, garantendo solo i servizi minimi.

I problemi c’erano già prima del Covid, diciamo però che la pandemia ha peggiorato tutto. Nel Lazio sono circa 40mila gli infermieri iscritti all’Ordine, e quindi il numero di fuggitivi alla fine equivale a una percentuale di meno del 2%. C’è comunque da dire che nelle strutture ospedaliere romane e in quelle della Regione mancavano già 5mila operatori, senza contare che nel 2022 saranno circa 8mila gli infermieri che potranno andare in pensione. A conti fatti: i pazienti aumentano e gli infermieri diminuiscono.

Mancanze che difficilmente potranno essere coperte, neanche andando a cercare operatori oltre frontiera. “A licenziarsi è stata gente tra i 30 e i 50 anni. Soprattutto nel pubblico, ma anche nel privato. E tantissimi abbandonano dopo essere stati stabilizzati da poco, anche a fronte di uno stipendio che in entrata è sui 1.400 euro al mese. Non vorrei che qualcuno li accusasse di essere degli scansafatiche, perché parliamo di persone che ogni giorno fanno turni massacranti, non hanno alcun supporto (in primis psicologico), per non parlare dei rischi di natura sanitaria” ha precisato Barone. Secondo i dati della Fnopi, la federazione che raccoglie tutti gli ordini, solo nel Lazio ben 3mila sono rimasti contagiati.

Gli infermieri incrociano le braccia

Per cercare di trovare una soluzione al problema, la Regione ha concordato con i sindacati di scorrere gli ultimi posti ancora disponibili nella graduatoria riguardante il concorso per il Sant' Andrea, circa un migliaio, partendo con il chiamare i soggetti idonei e destinandoli alle strutture. A breve dovrebbe anche partire dalla Asl Roma2 un bando per cercare altro personale, ma forse neanche questo basterà. Ha fatto notare Barone che “intanto negli ospedali di secondo livello, quelli che garantiscono ancora più specializzazioni, si fa fatica a fare i turni. E parlo del San Camillo, Tor Vergata, San Giovanni, Sant' Andrea o del Policlinico Umberto I. In ognuno di questi servirebbe almeno un migliaia di uomini e donne in più”. Ripetiamo che venerdì prossimo è stato indetto uno sciopero di 24 ore, durante il quale verranno garantiti solo i servizi minimi.

Andrea Bottega, leader del Nursind, ha denunciato: “La situazione di Roma è lo specchio di quanto accade in tutta Italia. Ovunque la categoria è sempre più demotivata. Il nostro è un lavoro usurante e sottopagato: le buste paga degli infermieri pubblici sono sostanzialmente ferme: negli ultimi 13 anni abbiamo visto soltanto un aumento di 80 euro lordi al mese. Come si pensa di trattenere chi già svolge la professione e, nel contempo, di riuscire ad attrarre i giovani?”.

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