A Roma tornano i manifesti contro l'utero in affitto

Dopo le polemiche per i manifesti contro l'utero in affitto, affissi a Roma da Pro Vita e Generazione Famiglia e censurati dal Campidoglio, i pro-life sfidano la Raggi con una nuova campagna

A Roma tornano i manifesti contro l'utero in affitto

“Sarà ancora possibile dire mamma e papà?”. È questa la frase che campeggia sui nuovi manifesti stampati da Pro Vita e Generazione Famiglia.

Dopo le polemiche per i cartelloni censurati dalla sindaca di Roma, Virginia Raggi, che ritraevano due uomini con un bimbo in un carrello, le associazioni pro-life ci riprovano. La battaglia contro la pratica dell’utero in affitto e la trascrizione delle unioni civili delle famiglie arcobaleno va avanti con un nuovo manifesto che denuncia il mercato della surrogacy, destinato anche questo a far discutere.

Sullo sfondo c’è la “filiera”, questa volta una coppia eterosessuale, affiancata da venditori di seme, di ovuli e dalla madre surrogata. In primo piano, invece, c’è il bimbo raffigurato come un prodotto di scambio, con tanto di codice a barre stampato sul petto. “Non è possibile tacere davanti al potere ingiusto, qui è in gioco la libertà d’espressione, la libertà di tutti” scrivono le associazioni in una nota.

“Noi non accettiamo le ingiustizie, cara Virginia Raggi”, prosegue il comunicato. L’operazione, quindi, come dichiarano le stesse organizzazioni, sarebbe una “risposta all’assurda censura subìta”.

Per i manifesti contro l’utero in affitto che raffiguravano due genitori omosessuali nell’atto di comprare un bimbo, affissi a Roma, Milano, Napoli e Torino, le associazioni pro-life sono stati multate per un totale di 20mila euro. I cartelloni erano stati rimossi dall’amministrazione perché considerati dal Campidoglio “lesivi del rispetto di diritti e delle libertà individuali”.

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