Cronaca locale

Casal Bruciato, così il piano di superamento dei campi rom incendia le periferie

Ancora tensioni nelle periferie romane, a Casal Bruciato l'assegnazione di un alloggio popolare ad una famiglia rom ha innescato l'ennesima guerra tra poveri

Casal Bruciato, così il piano di superamento dei campi rom incendia le periferie

Quella che si è consumata ieri davanti al civico 20 di via Sebastiano Satta non è più solo una guerra tra poveri. È la dimostrazione lampante del vicolo cieco in cui si sono andati a cacciare quelli che amministrano. Perché si continua a sbagliare? Eppure non è la prima volta che le periferie romane si ribellano alle decisioni calate dall’alto e che il ricollocamento dei nomadi innesca disordini e rivolte. È l’ultima conferma che la strategia di superamento dei campi rom andrebbe rivista e corretta. La famiglia Omerovic, madre, padre e dodici figli, è arrivata in via Satta domenica mattina. Anche stavolta le modalità di inserimento sono state carbonare e anche stavolta il quartiere è insorto. Decine di persone hanno preso a presidiare l’ingresso della scala B, è arrivata CasaPound, sono arrivati gli antifascisti e sono volati stracci ed insulti. Di cosa ci si stupisce?

Gli inquilini del comprensorio residenziale si sono accalcati all’ingresso del fabbricato: “Noi qui non li vogliamo, non li facciamo entrare”. Il presidio va avanti dal giorno precedente e l’obiettivo è quello di scoraggiare la famiglia rom, costringendola a rinunciare all’alloggio, come era già successo ad aprile in via Cipriano Facchinetti. Stavolta però, alla richiesta di un cambio di assegnazione da parte del campofamiglia, Imer Omerovic, l’assessorato alle Politiche abitative del Comune di Roma ha risposto picche. E così agli Omerovic non è rimasto che tornare indietro, scortati dalla polizia per superare il muro umano che gli sbarrava il passo, in quella palazzina che nel frattempo si era trasformata in un fortino. È stato a quel punto che la tensione ha raggiunto il culmine. Sono volate parole pesanti ed offese irripetibili, la gente ha cercato di opporre resistenza, ed è pure scattata una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale. Poi il portone si è richiuso, la famiglia si è nuovamente barricata nell’appartamento, ma il capitolo non si è chiuso.

“È inaccettabile, rimarremo al fianco di chi protesta perché si sente scavalcato dalle politiche della giunta Raggi che considera sempre gli abitanti delle periferie romane, cittadini di serie B”, annuncia Mauro Antonini, responsabile per il Lazio di CasaPound Italia. Le tartarughe frecciate, oggi pomeriggio, manifesteranno in piazza Balsamo Crivelli, proprio di fronte alla palazzina finita al centro dello scontro. E delle offese contro i nomadi dicono: “Sono da condannare ma sono la conseguenza di una ovvia esasperazione”. Si è trattato di una rivolta annunciata anche per l’amministratrice di condominio, Daniela Basto, che in mattinata aveva scritto al sindaco di Roma per manifestarle i suoi timori. “Temiamo che questa assegnazione possa generare una rivolta da parte degli inquilini ”, si legge nella missiva che invita l’amministazione a correre ai ripari per scongiurare disordini. Nel comprensorio residenziale di via Satta non vivono solo inquilini del Comune di Roma, ma anche proprietari che hanno riscattato l’alloggio con i risparmi di una vita.

“La preoccupazione più grande – ci spiega l’amministratice – va a chi ha fatto tanti sacrifici per acquistare questi immobili che ora rischiano il deprezzamento”. È il caso della signora Maria che nel 2014 ha riscattato il suo appartamento pagandolo 90mila euro: “Sono arrabbiata – dice – perché se vengono i rom si svaluta”. “Questa – aggiunge – è una mancanza di rispetto per noi che abbiamo comprato, ma anche per loro, perché non si possono stipare quattordici persone in cento metri quadri”. È d’accordo anche Mirella, che vive proprio sopra alla casa assegnata ai rom. “Come si fa a mettere tutta quella gente in una casa con un solo bagno? Sarò costretta a tenere le finestre chiuse perché già immagino il fetore che arriverà dal piano di sotto”. Le voci della piazza sono tante, ognuno accampa ragioni diverse. C’è chi ha vissuto la decisione dell’arrivo dei rom come una sfida, chi teme per la propria sicurezza, chi invece contesta l’assegnazione nel merito. “Non possiamo accettare questo sopruso, noi italiani siamo scavalcati dagli ultimi arrivati – strilla nel megafono Fabrizio Montanini, coordinatore dei comitati di zona – per noi la precedenza ce l’hanno i romani che sono da anni in lista di attesa”.

A complicare le cose c’è anche il blitz di un gruppo di militanti di Asia Usb. Con il loro arrivo in via Satta lo scenario si polarizza tra le opposte ideologie. Sono venuti a difendere la famiglia rom, ma anche a contestare CasaPound (“Stupratori di merda”, urlano). “Noi vogliamo che la casa sia un diritto per tutti, un diritto sancito dalla Costituzione che viene negato, perché in questa città ci sono i palazzinari ed i fascisti sono proprio i loro scagnozzi, sono quelli che agitano la guerra tra poveri nei quartieri popolari individuando nello straniero il nemico”, strilla al megafono Federico Giglio di Asia Usb. “Il nemico – gli fa eco una militante antifascista – non sono i rom, è lo Stato”. Parole che però non sembrano catalizzare il consenso della folla: “Li mettessero in Campidoglio i rom”, replica un residente. E mentre il gruppo di antifascisti si disperde, nel cortile di via Satta i residenti non rompono le righe.

“In seno alla macchina amministrativa mancano delle competenze su come si superano i campi rom”, denuncia Carlo Stasolla dell’Associazione 21 Luglio. “Quando si tratta di gruppi particolarmente marginalizzati si organizzano delle azioni propedeutiche a far incontrare la famiglia con il condominio, certamente – conclude – catapultare quattordici persone in un contesto così produce lo spettacolo al quale stiamo assistendo.

Non basta dare una casa ai rom per risolvere il problema dei campi”.

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