Quelli che lo hanno visto lo definiscono un concerto come non se ne sono visti prima. Lui, Jovanotti, ha detto che «l’idea di partenza era di non fare uno show sul passato, volevamo superare la logica del concerto didascalico con il solito muro di schermi led che ormai si usa anche a Sanremo». Insomma, è partito da Rimini la tournèe che questa estate celebrerà sui palchi di tutta Italia il disco più venduto finora, Ora, quello che Lorenzo Jovanotti Cherubini ha composto e registrato mentre la mamma stava morendo, quello che, con una straordinaria reazione emotiva, è diventato una scintilla di vita come ormai poche volte la musica italiana riesce a dare. Energia. Positività. E, ammettiamolo, una quantità di tecnologia che non si piega alle mode volatili ma è inserita fino in fondo in un progetto ben chiaro, il futuro. «Quando ho pensato al concerto, ho chiesto di immaginare un crooner elettronico, come fosse un Dean Martin o un Sammy Davis jr sulla Luna».
In fondo Jovanotti ormai è così. Parla d’amore, e il suo lato diciamo così romantico, stenta sempre più a rimanere compresso in poche canzoni. Ma non riesce a stare fermo. «Il periodo trascorso a New York mi ha fatto bene, sono molto migliorato e questa estate parteciperò al Bonnaroo Festival». In poche parole, è autenticamente trasversale, un passo davanti a quasi tutti gli altri che sono ancora blindati da vecchi schemi. E, quasi paradossalmente, non importa neanche che dica una frase ovvia, cioè «voto a sinistra ma penso che dobbiamo uscire dal circuito della autoreferenzialità». E che, per spiegarla, aggiunga che «mi piacciono i film di John Milius e di Clint Eastwood anche se sono uomini di destra: dobbiamo uscire dalle egemonie culturali e smettere di parlarci solo tra di noi». Importa poco perché Lorenzo Cherubini è partito come «ragazzo fortunato» sbeffeggiato dalla critica, si è trovato impiombato da una collocazione politica che forse gli ha dato connotati non del tutto suoi e che lo ha esposto addirittura all’augurio, rinnegato epperò ignobile, di «morte lenta e dolorosa».
Ma negli ultimi dieci anni ha sfoderato una crescita inimmaginabile, addirittura trasversale, capace di inglobare il divertimento e il romanticismo, il gusto profondo dell’esplorazione musicale e quello un po’ più compiaciuto e obbligatorio di riuscire a cantare belle melodie senza essere un grande cantante. E allora ecco perché oggi lui è così atteso e, alla fine, così amato: cresce sempre. E trovatene un altro così.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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