«Romeo e Giulietta», il Carlo Felice riscopre l’amore per la danza

Finalmente torna la danza di qualità al Carlo Felice, era davvero un dispiacere non fosse così e per chi ama la danza classica anche una spina nel cuore che lasciava a tante amare considerazioni. Un altro «Romeo e Giulietta» di pregio questo del Balletto del Cremlino, dopo quello di Nacho Duato presentato nel 2008. Certamente di tutt’altra impronta tecnica rispetto a quello di Duato che, come tutti sappiamo è coreografo di danza contemporanea, qui la coreografia è in mano a Grigorovic, classico fino al midollo che nel 1968 ha avuto il suo grande riconoscimento con la sua straordinaria versione di «Spartacus» creata per Vladimir Vasiliev ed Ekaterina Maximova. Grigorovic debuttò col suo «Romeo e Giulietta» nel 1979, dopo la scarsa fortuna avuta dalla prima coreografia della partitura di Prokof’ev, quella di Lavroskij e da subito ottenne largo consenso di pubblico, e soprattutto da parte del compositore, mai contento di come veniva tradotta in passi la sua musica.
Ma veniamo all’esecuzione del Balletto del Cremlino, ineccepibile e dal sapore prettamente russo dall’inizio alla fine. La compagnia è giovane, ha solo ventidue anni, così come giovani sono i danzatori che la compongono e questa freschezza viene fuori in questo «Romeo e Giulietta», così come viene fuori la disciplina russa insegnata loro da Ekaterina Maksimova, che dai primi giorni della fondazione della compagnia fino al suo ultimo giorno di vita, ha svolto il ruolo di maitre de ballet e pedagogo principale della compagnia. Sul Balletto del Cremlino non ci sono dubbi, niente a che fare con le false compagnie che di russo hanno solo la denominazione, qui, dalla prima entrata in scena dei danzatori, si legge la classe e la preparazione di chi la danza classica l’ha imparata bene sin da giovane età e che la studia continuamente dieci ore al giorno.
Deliziosa la prima ballerina Natal’ja Balahniceva, nel ruolo di Giulietta, appassionato nel suo Romeo Mihail Martynjuk, ma chi ha coinvolto di più sono stati senz’altro Egor’Motuzov e Kirill Ermolenko.

Energici, scattanti e virtuosi hanno saputo dare a Mercurio e Tebaldo quel vigore voluto dal ruolo e dalla partitura musicale. Sotto tono l’esecuzione orchestrale dietro la bacchetta di Rausan Jakupov e sotto tono anche l’entusiasmo del pubblico (neanche folto) che alla fine ha riservato ben pochi applausi ai bravi ballerini.

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