Forte, ammirato, ma mai vincente con la nazionale. Cristiano Ronaldo è alla svolta della sua carriera. Non bastano più campionati vinti, creste al gel, pubblicità di mutande, titoli di capocannoniere o di giornale per la bella fidanzata Irina o per la notizia - pubblicata sul profilo Facebook - di un figlio in affido nato da una relazione segreta. Per la definitiva consacrazione, più ancora del Pallone d’Oro che - assicurano in Spagna - dovrebbe riuscire a sfidare all’eterno rivale Messi, serve un titolo con la sua Nazionale. O almeno l’impresa personale per avvicinare il Portogallo a quell’Europeo appena sfiorato 8 anni fa in casa.
Dopo i tempi felici del Manchester United e due anni che hanno «appannato» la sua fama calcistica nel confronto con il mostro Barcellona, a maggio è arrivato il primo scudetto Real sotto la guida di Mourinho che ha consacrato il ragazzo di Funchal. Impressionante il numero di gol segnati in una stagione trionfale: 60 in tutto, 46 nella Liga. Molti di più di quanti non ne ha segnati con la nazionale lusitana (32 gol su 88 presenze) e pochissime di quelle reti sono arrivate nelle fasi finali dei tornei che contano.
Insomma CR7 continua a rincorrere il suo destino, ovvero quello di Eusebio del nuovo millennio. E lo farà ancora oggi di fronte alla sorpresa di questi Europei, la Danimarca capace di stendere l’Olanda vicecampione del mondo. Dopo il debutto deludente con la Germania, Cristiano è chiamato a un pronto riscatto e a dimostrare di avere il carisma per caricarsi sulle spalle la squadra quando questa appare in difficoltà. Per di più, gli scandinavi sono stati «bucati» già due volte dall’asso di Funchal nel girone di qualificazione: un gol a Oporto che rimpinguò il successo lusitano, l’altro a Copenaghen che non evitò il ko. Serve un suo nuovo guizzo per svegliare un attacco poco concreto (appena una rete segnata nella prima metà del 2012).
Stasera a Leopoli il Portogallo - reduce da tre sconfitte nelle fasi finali dell’Europeo - non può fare calcoli, anche solo un pari metterebbe a serio rischio la qualificazione. «I danesi non mi hanno sorpreso, hanno una grande organizzazione di gioco. Li abbiamo battuti una volta (nelle ultime 4 sfide dirette, ndr) e possiamo farlo di nuovo, abbiamo solo bisogno di segnare...», la chiara analisi del ct Bento.
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