Ronaldo galactico? Per ora resta del Manchester...

di Nando Sanvito
Ancora 9 giorni di tempo. Tanti quanti ne ha dati Alex Ferguson come ultimatum perché il Real Madrid annunci l’accordo raggiunto con Cristiano Ronaldo, conditio sine qua non per perfezionare la cessione del giocatore. Al momento la firma non è ancora arrivata e non solo a causa delle visite mediche o delle vacanze californiane del Pallone d’Oro. Ci sono volute tre riunioni negli uffici del Bernabeu con il procuratore del portoghese, Jorge Mendes, per dirimere i nodi contrattuali che hanno bloccato fin qui l'accordo. Il manager pretendeva che il suo assistito fosse il meglio pagato della rosa madridista, ma si è scontrato con difficoltà oggettive. Anzitutto con la clausola inserita nel contratto di Raul, in base alla quale il capitano deve guadagnare più di qualsiasi altro vesta la camiseta blanca. La cifra lorda che percepisce annualmente Raul è di 12 milioni, anche se nelle sue tasche ne finisce poco più della metà. Dunque quella «sporca» dozzina è il tetto stabilito da Florentino Peréz anche per Kakà e Cristiano Ronaldo, seppure questi ultimi in base alla aliquota fiscale agevolata del 24% (in quanto stranieri) al netto si portano a casa 9,120 milioni, quindi quasi un terzo in più del collega spagnolo, che invece deve pagare il 43% di tasse.
La battaglia si è spostata dunque sui diritti di immagine. La politica del club è di dividerli a metà coi giocatori. Al momento Cristiano Ronaldo ha contratti firmati con sponsor personali per 13 milioni, ma nella divisione della posta entreranno tutti quelli firmati da luglio in avanti e l’entourage del calciatore prevede che la cifra raddoppierà. Inoltre gli sponsor istituzionali del club saranno obbligati per contratto a rivedere all’insù le cifre del loro esborso, senza contare l’aumento di inviti e dell’importo del cachet per amichevoli, tournée e stage del Real Madrid. Per tali ragioni Mendes pretendeva che al suo assistito fosse permesso di usufruire del 60% dei diritti d’immagine. E questa è stata la ragione dello scontro con Peréz, che non tollera eccezioni. In più c’è l’8% di commissione che Mendes pretende di applicare al trasferimento, cioè la bellezza di 8,7 milioni. E anche qui Peréz è disposto al massimo a riconoscere la stessa commissione applicata al padre di Kakà, cioè la metà di quella rivendicata da Mendes.
Insomma, una cosa è certa: se entro il 30 giugno non arriva la firma, Cristiano Ronaldo resta a tutti gli effetti al Manchester. Per carità: non succederà. Si profila il compromesso, che però non è facile dopo che Peréz ha tentato invano di rinegoziare gli 80 milioni di sterline di clausola rescissoria pattuita un anno fa dal suo predecessore. Cifra che il 30 giugno, attraverso il Banco Santander, dovrà invece sborsare per intero agli inglesi (il prestito bancario lo restituirà in 4 comode rate).

Peréz non ha quindi intenzione di fare altre concessioni al suo interlocutore, anche se appare inevitabile che i due siano condannati a intendersi. Anche perché Cristiano Ronaldo è tornato ieri sera in Portogallo e la firma, per evitare figuracce, diventa una questione di ore

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